La fissa del rapporto tra cibo e territorio, se ci penso, risale proprio agli albori del blog, e già si era manifestata esplicitamente 10 anni fa all’uscita del mio secondo libro, All’Ombra dei mandorli in fiore – un ricettario dolce e salato, tutto dedicato alle mandorle e alle ricette ad esse collegate, ma anche al loro modo di disegnare un paesaggio, in particolare quello del Sud Italia, che con l’avvento dell’importazione di frutta secca dall’estero e in questo caso particolare dalla California, dagli anni ’70 ad oggi è certamente cambiato…
La verità, come dicevo già allora chiacchierando con la mia amica Giorgia del Bianco, che mi aveva accompagnata durante molte presentazioni dei miei libri di cucina lungo la costa adriatica, e come poi ho ribadito in occasione di una Rassegna da lei presieduta a Riccione qualche anno fa, è che nonostante voi vediate tante tante foto di piatti e ricette sia qui che sul mio profilo Instagram, il mio desiderio, attraverso ogni immagine che catturo, è di “uscire dal piatto”, ovvero andare oltre il piatto stesso pur intendendo quest’ultimo come punto di arrivo (a volte anche di partenza!) di una storia, di un viaggio, di un intero territorio che inevitabilmente alla fine e per fortuna a tavola finisce.
Non a caso questo blog si chiama proprio Vaniglia, Storie di Cucina: le “Storie di cucina” sono per me fatte di ricordi, ma anche di desideri e di progetti, e una ricetta, esattamente come una fotografia, è in grado di trasportare lontano, nel tempo e anche nello spazio, o anche di riportare tutti a casa.
Ecco perchè nel tempo, dietro ad una portata o ad un ingrediente, ho trovato cucine e ristoranti, luoghi vicini e lontani, paesaggi di mare e di montagna in Italia e oltralpe… Oppure viceversa, visitavo un luogo e da lì arrivavo al piatto!
La cosa incredibile, ma che spesso accade, è che il nostro occhio, la nostra fame di posti e cibi, guarda spesso lontano ma non si sofferma abbastanza su quello che è vicino a noi… E per “uscire dal piatto” mi sarebbe bastato anche solo fare due passi, qui, nella mia bella città natale che è Fabriano, al confine tra le Marche e l’Umbria, per scoprire uno dei prodotti della natura che forse parlano di territorio più di ogni altra cosa: il miele.
Così ormai circa 6 anni fa ho finalmente conosciuto Giorgio Poeta e i suoi incredibili mieli “nomadi”, ovvero realizzati portando le api in diversi territori della nostra Penisola nei diversi periodi di fioritura di alcune specie, in modo da ottenere dei mieli monofloreali; da allora ho iniziato a fotografare le sue api, e a realizzare ricette con questo incredibile ingrediente.
In verità solo alcune di queste ricette finora sono state pubblicate (le trovate cliccando QUI). Di quelle inedite, ogni tanto “ne uscirò” una, tipo oggi, che avevo voglia di biscotti e mi sono venuti in mente questi: dei thumbprint cookies, ovvero una versione americana di biscotti svedesi il cui nome, hallongrottor (che si traduce in “grotta di lamponi”), fa riferimento al tipo di marmellata tradizionalmente utilizzata per riempire la cavità al centro di questi dolcetti, grande quanto un dito proprio perchè realizzata con l’impronta del dito!
Anche se sono legati alle festività invernali svedesi, sono diventati dolcetti comuni in tutte le stagioni e in tutto il mondo, tanto che il mio primo libro, Profumo di biscotti, ne contiene una versione con sciroppo d’acero nell’impasto e caramelle mou sciolte “nella grotta” ;)
Queste che invece vedete qui sopra sono in una versione molto marchigiana, ovvero con il miele “La Stella” di Giorgio Poeta (ovvero un miele d’acacia all’anice stellato), e l’anice verde di Castignano, presidio Slow Food.
Questi biscotti con l’impronta al doppio miele (dentro e sopra l’impasto) e doppio anice sono dei non troppo lontani cuginetti delle mie adorate fette biscottate al miele all’anice stellato con il liquore anisetta nell’impasto (trovate la ricetta QUI sul blog)
Biscotti con l’impronta al doppio miele e doppio anice
Ingredienti per 24 biscotti
60 g di burro freddo a cubetti
100 g di miele d’acacia
220 g di farina tipo 1
4 g di lievito in polvere per dolci
miele di acacia per riempire le impronte (nel mio caso all’anice stellato di I Mieli di Giorgio Poeta, #noadv)
1 cucchiaino colmo di semi di anice (nel mio caso quello di Castigliano), tritati a piacere
Preriscaldate il forno a 180 °C.
Mescolate burro e miele.
Aggiungete farina, i semi di anice (tritati se li preferite sottili) e lievito ed impastate velocemente fino ad ottenere un composto liscio e compatto.
Dal composto ricavate, con l’aiuto di un cucchiaio, tante palline dal diametro di 2-3 cm circa. Disponete le palline ben distanziate su una teglia rivestita di carta da forno e schiacciatele leggermente con il dorso di un cucchiaio.
Cuocete i biscotti al doppio miele e anice in forno per 10-12 minuti o fino a leggerissima doratura dell’impasto, e se si gonfiano un po’ troppo in cottura, tanto da perdere “l’impronta”, tirateli fuori a metà e con l’aiuto di un cucchiaino “calzate” di nuovo sull’impronta (potete anche optare per guanti di amianto all’occorrenza e procedere con il v ostro solito, stesso pollicione di prima… ;))
Sfornate e fate freddare benissimo prima di farcire con mezzo cucchiaino abbondante di miele, meglio ancora farlo al momento di mangiarli (perchè il miele, a differenza della marmellata tradizionalmente usata, o delle caramelle mou (entrambi vanno inseriti a metà cottura o all’inizio e cotti insieme ai biscotti) tende ad essere assorbito nel tempo dalla frolla.
Emanuela Lupi
Io dico solo che … come mi fai girare e poi rientrare tu a casa, nessuno mai… Quanto amo i tuoi scritti e le tue foto, ancora di più se sono della natura (paesaggi o città che sia: quanto mi piacciono quelle di Venezia!! ogni tanto ci vado a fare un giretto sai?); hai proprio un dono, sai? ed è meravigliosamente bello che lo condivida con noi, te ne sono immensamente grata.
Dovremmo tutti soffermarci di più a guardare quello che abbiamo vicino perché potrebbe veramente sorprenderci.
Grazie di cuore.
Buon martedì di sole.
Manù.
Rossella
Ciao Manu,
Nella risposta al commento del post di oggi non te l’ho scritto, ma quando ho visto che avevi commentato ero (sono) per strada e mi sono fermata e seduta su “un rialzo” del lungo fiume di Senigallia, alla foce verso il mare, perché avevo troppa voglia di SOFFERMARMI, come dici tu.
E di risponderti anche a questo di commento, che avevo letto subito! Ma siamo sempre così tutti tanto di corsa, che il tempo “bello” per godersi una risposta pare non voglia arrivare mai.
E allora me lo prendo.
Grazie Manu, questo tu pensiero è STUPENDO ❤️