Buon giorno e buon lunedì!!
Il mio bonus risveglio alla quasi alba di oggi è stato pioggia battente e colazione che mi sono trascinata a letto insieme al pc, ancora tutta rincartapecorita dal sonno: caffellatte e un dolce di quelli semplici e dal sapore un po’ antico di cui non vedo l’ora di parlarvi.
O meglio da lì ho iniziato e sulla scrivania ho finito, perchè oggi i contenuti sono tosti (e lunghi, e belli <3), e oltre alla ricetta si parla di vino, di vendemmie, di dolci da merenda in vigna, di vigne! E il post è così carico di temi e immagini che ho deciso di dividerlo in due, e sono certa che non vi dispiacerà, perchè per l’occasione abbiamo pure doppia ricetta, una “in vigna” e una “dalla vigna”… E insomma eccomi. Provo ad andare con ordine..
Tutto risale a due settimane fa, e alla mia amica Daniela. Qualche lettore del blog amante della pasticceria francese si ridorderà della mia amica architetto e dei suoi spettacolari Canelés de Bordeaux! ;)
I meravigliosi dolcetti sono dunque di qualche anno fa, che visto da oggi e dall’Abruzzo pare un secolo. Sì. Abruzzo.
Perchè a metà settembre ho fatto un salto nei pressi di Pescara per riabbracciarla e dare una mano e lei e Andrea in questi giorni di vendemmia.
Loro sono Colle Florido, azienda agricola situata nel comune di Pianella (provincia di Pescara appunto, dove Daniela, dopo aver conosciuto Andrea, è tornata, a fare insieme a lui il vino nella sua terra di origine dopo vari anni di lavoro come architetto nella capitale della Francia), in un ecosistema di grande biodiversità agricola: vigneti, uliveti, orti, terreni seminativi, pascoli e boschi.
E’ qui che mi sono addentrata, macchina fotografica alla mano, o meglio al collo, per dare il mio piccolo contributo da persona con pressione ai minimi termini alla vendemmia del loro Montepulciano, ma anche per scoprire, finalmente, questo vino di cui Daniela mi aveva tanto parlato e che nasce da un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, degli animali e dell’uomo: il vino è Erba salata, dal nome dell’erba che in agosto cresce nei vigneti della zona, una carota selvatica capace di svilupparsi in assenza di acqua. Coltivazione organica in lotta integrata, fermentazione con lieviti indigeni e affinamento in legno.
Le uve di Andrea e Daniela sono allevate a tendone con una età media di 25 anni.
La fermentazione su lieviti indigeni avviene in vasche di acciaio lasciando all’interno le bucce. Mentre per l’affinamento sono state scelte barrique di terzo e quarto passaggio. Le vigne sono vinificate separatamente, poi assemblate prima dell’imbottigliamento.
Io era la prima volta nella mia vita che vendemmiavo!!!
E consapevole come sono della mia scarsa resistenza fisica sotto al sole e conseguente scarsa contribuzione alla raccolta in sé (anche se giuro che tutto sommato mi sono difesa bene ;)), ho pensato di portarmi avanti con un supporto “alternativo” alla giornata, ovvero portando un dolce, o meglio una merenda frugale, semplice e molto veloce da preparare, che consiglio a tutti voi e che rifarò mille e mille volte. :D
Per la ricetta mi sono affidata a e ispirata da la mia amica Gabila.
Il dolce di cui vi parlo oggi infatti si chiama Schiacciunta, ed è tipico dell’isola d’Elba.
Si tratta di una frolla croccante a base di strutto che non deve essere impastata troppo.
Schiacciunta
Ingredienti (per una teglia da 28 cm)
200 g di farina 00
100 g di zucchero
100 g di strutto
1 uovo grande
zucchero semolato per finire
In una ciotola lavorare insieme la farina, lo zucchero, lo strutto e il sale formando delle briciole con le punta delle dita.
Unire l’ uovo ed amalgamare il composto fino ad ottenere un impasto leggermente appiccicoso.
Imburrare ed infarinare una teglia da 28cm e stendere il composto sottile (non più di 2 cm dice Gabi) con le mani leggermente bagnate in modo che non si attacchi alle dita: sulla superficie praticare dei piccoli solchi con le punta delle dita.
Il dolce non crescerà di volume e resterà basso biscottandosi in cottura.
Cuocere in forno a 170°C per 50 minuti circa o fino a che sarà bello dorato. Estrarre dal forno e spolverare con lo zucchero semolato, lasciare raffreddare e sformare.
Servire accompagnando la Schiacciunta con un vino dolce da dessert o un ottimo rosso ;)
Nota
Io, data l’occasione particolare, ho fatto delle dosi da esercito, idonee ad una merenda in vigna ma credo utili anche per una festa in campagna, ovvero, per 3 teglie da 24 cm:
500 g di farina 00
250 g di zucchero
250 g di strutto
3 uova piccole o 2 uova grandi e un albume
zucchero semolato per finire
Come potete vedere la foto , scattata direttamente in vigna, è una di quelle veloci-veloci (e anche vere-vere ;)). L’abbiamo gustata sotto ad una quercia in un breve momento di riposo.
Daniela (che velo dico a fare) cucina benissimo (non per caso da lei e grazie a lei, a Parigi, qualche anno fa ma sembra quasi un secolo, ho realizzato un terzo del mio primo libro <3), è minuta e coraggiosa. Non si perde. Presente, solida come a volte le piccole donne sanno essere.
Andrea lo conosco molto meno, ma la macchina fotografica in questo aiuta: ti fa capire quando il cervello di chi stai fotografando è in continuo movimento. E’ lui stesso estremamente mobile. Un secondo è lì, il secondo dopo è qui. Non perde di vista nulla. Non si deconcentra mai. Una di quelle capetoste come piacciono a noi ;) Parla molto ma molto poco di vino. Cioè sì che lo fa, ma non “infarcisce”, non indugia, non si mette in cattedra o su un palco come chi sa tanto di un argomento a volte può essere portato a fare. Lui il vino lo fa. Stappa una bottiglia. Racconta. Raccontano.
Entrambi non hanno paura della fatica, di dire quello che pensano o fare quello che pensano sia il meglio per il loro vino, di non seguire mood o mode (o “antimode” ;)).
Hanno un bellissimo modo di costruire e di immaginare, e grande rispetto per la natura, per il vino e per la cultura del vino.
Io ho scattato quel giorno circa 1100 foto (alla faccia della pressione bassa, la macchina fotografica è per me il rimedio più vitale che ci sia), e vi prometto che non le posterò tutte. Potete capire però quanto sia difficile per me selezionare, e quanto non veda l’ora di raccontarvi il resto, perchè se stavolta abbiamo preso in prestito una ricetta dall’Elba, per il seguito del racconto vi posterò la ricetta di un dolce tipico delle Marche, o meglio della mia città, di Fabriano, strettamente legato all’uva e alla vendemmia stessa!
Statevi accuorti, a prestissimo e un bacio! ;-P
Giulietta
Buongiorno Rossella, molto carino tutto, ti seguo spesso , ho anche il tuo libro Profumo di biscotti molto bello, ora non vedo l’ora di vedere la prossima ricetta, anch’io sono marchigiana
Giulietta
Rossella
Buongiorno Giulietta, allora da marchigiana apprezzerai.
Una ricetta che sognavo di fare da anni. Mantengo per ora “il segreto” (o la sorpresa) e spero ti piacerà! ;)
emanuela Manu
TU NON SEI NORMALE… cioè te lo ripeto TU NON SEI NORMALE, HAI CAPITO? perché non puoi non MI puoi mettere ste foto qui, e dirmi che NON ME LE METTI TUTTE E 1100… NON PUOI PERCHE’ TI VENGO A PRENDERE A CASA, PERCHE’ IO LE VOGLIO VEDERE TUTTE E 1100…
CAPITOOOOOOO?
Ciao amore mio meraviglioso…
Sono appena tornata dal fisioterapista perché vuoi che non mi lesioni un muscolo profondo del polpaccio che manco sapevo esistesse e che è difficilissimo da rovinare, ioooooo? ma certo!
Ecco adesso tu dimmi se, dimmi se uno di rientro dal fisioterapista può vedere ste cose e non rimanerci male dal bene che gli fanno, no dimmi te io come devo fare con te … (Da notare tutte le ripetizioni) ..
Io da piccola ho vendemmiato un sacco… Andavo sempre con nonna Gina (quella famosa che metteva le alghe del mare sulle spalle perché facevano bene … ) da sua sorella Anna, detta Netta, che con il marito Rico (si lui proprio Rico si chiamava) facevano i custodi di una casa padronale in cima ad una montagna e lì c’erano un sacco di viti ed anche di avellani e noci e, tutti gli autunni (in realtà nonna ci portava su tutte le settimane, perché così noi tre fratelli la facevamo meno impazzire, dato che davamo dietro alle galline, ma questo è un piccolo particolare) andavamo a vendemmiare … ovviamente il mio, cioè nostro di bimbi, compito era pestare l’uva coi piedi dentro le casse.. perché quella volta si faceva ancora così.. e quanto mi piaceva… ero già mezza scarpigna da piccola… Comunque…
Ti aspettavo… non so perché sta mattina mi son fiondata da te e ho tenuto aperta la casetta Vaniglia sempre, tanto è vero che l’ho riaperta di nuovo quindi ho due casette Vaniglia aperte una vecchia e una nuova, vabbè lascia stare..
Quanto avrei voluto esser con te tra i filari… quanto mi piace raccogliere l’uva… (anche se faccio fatica anche io) e quanto mi piace questa storia, la LORO STORIA, che raccontata da te è avvolta da una nuvola magica di romanticismo meraviglioso… e quanto me piace sta ricetta, che c’ha pure lo struttooooooo!
TI ADORO.. e non vedo l’ora quindi che posti pure l’latra, la nostra della nostra magnifica regione…
ah che bello averti qui… ti sei scartapecorita oppure sei ancora accartocciata????
Ah, comunque se posti due volte oltre alla doppia ricetta e al proseguio della storia, c’è anche un doppio incontro con te.. ed io sono solo che felice..
Madò quanto mi piacciono ste foto….
Dio Ross non puoi capire.,… NON SEI NORMALE…
uffaaaaaaaaaaa…
ti voglio bene
Manù
Rossella
Manùùùùù ahahhah quanto mi piacciono i tuoi commenti!
Eccomi finalmente, nel frattempo mi sono scartapecorita e rincartapecorita di nuovo, e sono sempre un po’ stanchina, ma ottobre resta sempre un mese così bello che pace, ci piace lo stesso anche da incasinate (e lesionate, anche se era mooolto meglio di no).
Mi immagino te che corri dietro alle galline, e poi oddio, oddio che meraviglia l’idea di pigiare l’uva con i piedi… <3
Rossella
ps. io a ripetizioni ho dato abbondantemente, dopo 24h ancora correggevo il post dai refusi eheheh
emanuela Manu
Bene cuore meraviglioso…
provo ad essere più moderata, perché ho notato che non solo il mio commentino era in attesa, ma è proprio sparito… allora lo riscrivo facendo in modo di essere più carina, però.. fammelo dire lo stesso che NON SEI NORMALE, ti prego, perché davvero NON LO SEI.. cioè tu non puoi postare ste foto qui, con questa, non so nemmeno come dire perché non mi intendo, questa realtà così vera e cruda quasi.. dico NON PUOI postare ste foto e dire di non metterle tutte e 1100, perché IO INVECE LE VOGLIO VEDERE TUTTE, MA PROPRIO TUTTE PERCHE’ FANNO MALE DA QUANTO SONO BELLE E FANNO BENE.. cioè capito… non si può, non puoi… Io ti ho letta dopo esser stata dal fisioterapista oggi, perché, tanto per cambiare, mi son lesionata un muscolo del polpaccio che si trova così in profondità che giusto IO potevo andarlo a beccare (se poi ti racconto come credo di averlo leso, non ci crederai…) ecco e vedere ste cose… madò Ross non ce la posso fare… sei troppo brava…
Io da piccola vendemmiavo sempre, perché andavo con mia nonna (la Gina, quella che si metteva le alghe del mare sulle spalle perché faceva bene alle ossa..) a trovare sua sorella Anna, detta Netta, e suo marito Rico (lui si chiamava proprio così) che facevano i custodi di una casa padronale situata in una campagna che sapeva più di montagna tanto era abarbicata, dove c’erano un sacco di viti, avellani e noci …. In realtà nonna ci portava tutte le settimane, perché così noi tre fratelli la facevamo dannare meno, dato che in quel posto sperduto ma sicuro potevamo scorazzare senza timore delle macchine…. Ebbene qui, tutti gli autunni vendemmiavamo e il mio, come quello dei miei fratelli, compito era ovviamente schiacciare l’uva raccolta che veniva messa nelle casse prima di passare nei tini… (Ero già scarpigna e mezza scimmia già da piccola!) Quanto mi piaceva!!! e quanto avrei voluto essere lì tra quei filari con te… perché mi piace un sacco raccogliere l’uva, anche se è faticoso e.. guai ad assaggiarne un chicco, perché poi non ti fermi più e ti viene una super sete…
Questo posto è uno dei miei posti, vero? quelli che amo io.. e la storia di Daniela ed Andrea, raccontata da te, assume una meravigliosa tonalità romantica bellissima… Grazie.. e soprattutto questa torta… cos’è? che cosa meravigliosa è??? con lo strutto … Dio come ti amo… Non vedo l’ora di leggere la prossima quella della nostra regione e soprattutto perché torni qui, a scrivere e a farci tanto bene come sai fare solo tu, con le parole, gli scatti, sta luce meravigliosa… solo tu.. che ripeto NON SEI NORMALE MANCO PER NIENTE…
grazie….
Ti voglio bene
Manù
Rossella
Ti avevo detto che quando mi arrivano le notifiche dei tuoi commenti gmail mi manda un messaggio tutto sottolineato in rosso e allarmato che dice “QUESTO MESSAGGIO POTREBBE NON ESSERE SICURO, clicca sotto se vuoi autorizzarlo”? (o qualcosa del genere), allora io pigio sul tasto “sembra sicuro” e intanto, ogni volta, rido come una matta e ti penso.
Sì, la storie di Daniela e Andrea è super romantica <3 <3 <3 ;)
Giovanna Bellocchi
Mi hanno talmente presa queste bellissime foto che per un attimo mi sono trovata a vendemmiare con voi! La “schiacciunta ” è da provare il prima possibile… Stupendo tutto!
Rossella
Ma com’è possibile che non avevo visto questo commento???
Sulla schiacciunta metto mani e pure piedi sul fuoco, poi come dice la Manù, c’è pure lo strutto! ;)
Anzi, se la prepari, fammi sapere, io sono strasicura che ti piacerà!!!