Buongiornoooo (in ritardo), buon anno (in ritardo) e buon inizio del finesettimana!!!!
Come avete passato le vacanze di Natale? Avete un po’ riposato? Avete impiegato il vostro tempo per fare le vostre cose preferite? Neve, affetti, libri, amici pelosetti, bevande calde con un dolcino, partite a carte o a tombola, cucina di biscotti speziati a gogo o lenti impasti dei vostri lievitati preferiti?
Io esattamente tra Natale e Capodanno (più dopo Capodanno a dire il vero… ;)), ho iniziato a riprendere fiato e a “celebrare” le mie feste con quanto di più amo fare, sia che si tratti di lavoro che di casa e famiglia: impastare, aspettare, cuocere.
Ho avviato così un mio auto-percorso di studio e prove per prendere un po’ di dimestichezza con uno degli impasti che in assoluto preferisco: il pane ad alta idratazione!
Ci sono cose che spuntano dalla tua infanzia e ti accorgi all’improvviso che stanno lì da sempre, che sono in qualche modo parte del tuo corredo genetico e che un evento speciale, o una situazione routinaria, o semplicemente l'”applicazione” di qualcosa (come per esempio una ricetta ;-P) portano alla ribalta e si aggiungono a quei pezzetti che messi insieme (ed uniti ad altro) formano te.
Una di queste cose, nel mio caso, oltre ad impastare, appunto, è la mollica gialla, e la crosta nera. <3
Questa “mollica del mio cuor” viene dal Sud, dalle estati passate da piccola a Melfi (ne abbiamo parlato nel blog dal primissimo post di 11 anni fa in poi, in varie occasioni, qui e qui per esempio), e dalla tradizione del nostro meridione a panificare con la semola di grano duro…
Eccomi dunque finalmente a parlarvi di questo pane, o meglio, dopo aver lievitato, cotto, lievitato, cotto, e così via da inizio anno, di uno miei primi esperimenti di pane ad alta idratazione con questa farina…
Ho approfittato di due elementi per iniziare a lavorare questo pane: la collaborazione con Grandi Molini Italiani, che mi hanno messo a disposizione la loro Semola Rimacinata di Grano Duro, e la voglia di utilizzare un “nuovo” lievito madre, che ho in casa da quasi un anno ma del quale di fatto sto facendo esperienza solo ultimamente: un lievito “liquido”, detto anche “licoli”, più idratato del lievito madre che uso quotidianamente.
Si tratta di un lievito che invece di essere “rinfrescato” con metà del suo peso di acqua e la stessa quantità del suo peso di farina (io uso sempre la tipo zero tipo Manitoba per questa operazione), viene rinfrescato con pari peso di acqua e pari peso di farina, in gergo a volte detto 1:1, o 1:1:1, ovvero pari peso di lievito, acqua e farina. Se volete vedere il rinfresco “dal vivo”, andate a sbirciare sulle stories di instagram dedicate, cliccando qui, e scorrendo un po’ verso il fondo… ;)
La ricetta che sto per condividere si può però realizzare anche con il lievito “solito” (o “solido”), aggiungendo al limite poca acqua all’impasto, ma procediamo con ordine.
Innanzitutto, quello che vedete in questo post è un punto di partenza e non un punto di arrivo: si tratta infatti di uno dei miei primi esperimenti come accennavo, e devo dire che come fragranza, consistenza forma e sapore sono tanto ma tanto soddisfatta. Anche come durata: questo pane è incredibilmente buono anche dopo una settimana che è stato cotto (tostato o leggermente abbrustolito sulla piastra resta morbido e fragrante anche dopo tanti giorni!)
Resta ancora un po’ “chiuso” al centro ma cuoce bene, il profilo della fetta è buono, anche se io vorrei un’alveolatura ancora più grande e morbida, ma, come dicevo prima, un passo alla volta ;)
Fosse stato per me avrei postato l’anno del mai, ma siccome per padroneggiare il tutto ci vuole un po’ di dimestichezza, e siccome io continuerò a panificare a bomba con questo metodo perchè mi piace troppo, ho pensato di condividere con voi tutto il percorso perchè è davvero troppo troppo bello!
Eccoci alla partenza: servono solo lievito, appena rinfrescato (4-6 ore prima) e maturo, acqua (tanta, rispetto alla farina ;)), sale, farina di semola rimacinata di grano duro e vi consiglio almeno nei primi tentativi anche una parte di farina tipo Manitoba (io ho fatto così, poi ridurrò man mano la manitoba fino ad arrivare all’adorato 100% semola <3 <3 <3).
Si inizia mescolando il lievito all’acqua, e usando questo composto per intridere la farina o il mix di farine. Si mescola inizialmente con un cucchiaio di legno e alla fine con le mani. Non bisogna aggiungere assolutamente sale in questa fase.
Il composto riposa così in autolisi per circa un’ora.
Si aggiunge il sale a spaglio e si “pizzica”cercando di acchiappare l’impasto tra il pollice e l’indice, 4-6 volte, bagnandosi le mani prima di iniziare, e formando come delle “fette” di impasto (spero si capisca dalle foto, io leggendo mila libri sull’argomento ho impiegato un po’ a capire di cosa trattasi ;)).
A questo punto si lascia riposare circa 20 minuti e poi si fanno le cosiddette “pieghe”, una sorte di “rimbocco” della pasta che serve a dare forza all’impasto (ricordate che stiamo lavorando un composto molto idratato e tendenzialmente/inizialmente molliccio, cosa che le prima volte vi farà imprecare non poco, ma che poi, una volta capito “il soggetto” ed imparato a gestirlo, vi darà un sacco di soddisfazioni), e gli permetterà di inglobare aria: io faccio le prime due ogni 30 minuti circa e le seconde due dopo un’ora (sempre al solito link delle mie stories in evidenza sul mio profilo Instagram, e sempre “skippando” verso la fine, trovate un minivideo che vi fa vedere il “giro di pieghe”).
Tra una piega e l’altra l’impasto deve riposare a 26 °C in camera di lievitazione o nel forno spento con la lucina accesa (Il mio forno mi accende la lucina solo se è acceso, ovvero dai 50 gradi in su, ovvero inutilizzabile, quindi in questi gg un po’ freddini sto un attimo faticando con le lievitazioni, bella fregatura, tenete a mente nel caso dobbiate acquistarne uno nuovo e non stiate prendendo in considerazione l’idea di comprarvi una camera di lievitazione ;-P) e le pieghe vanno fatte sempre con le mani appena bagnate.
Dopo l’ultima piega, l’impasto va trasferito in un cesto da lievitazione molto ben infarinato (vi ricordate? ne avevamo parlato anche qui poco prima di natale!), ma per le prime prove potete anche servirvi di una ciotola rivestita con un canovaccio pulito e molto ben infarinato (ricordate bene la consistenza: per quante pieghe facciamo, durante le fasi di lievitazione tenderà a rilassarsi, quindi mantenere l’impasto in forma aiuterà molto!) e va fatto lievitare circa 24 h in frigo, ben coperto
A fine lievitazione il pane può essere cotto in una pentola di ghisa o su mattoni refrattari (o anche sulla teglia del forno), e i passaggi sono abbastanza delicati.
Innanzitutto la pentola in ghisa, o i mattoni (o la teglia, più pesante possibile) vanno scaldati in forno a 250 °C, poi, quando siete pronti, il pane va rovesciato e staccato dal suo contenitore (questa fase è abbastanza delicata e potenzialmente frustrante ;)), meglio se direttamente nella pentola in cui lo cuocerete, già calda, oppure su uno o due fogli di carta da forno (dipende dalla pezzatura/pesantezza del pane), immediatamente inciso e poi trasferito a cuocere. 20-30 minuti in pentola, coperto, poi 10 minuti scoperchiato, poi ancora 10 minuti (regolandosi in funzione del colore della crosta) una volta estratto dalla pentola.
Attenti a non scottarvi (e osservate bene i segni sulle mie manine nelle foto sopra ;))!!!!
Io mi sono maledetta per aver usato la carta da forno, perchè l’impasto è così morbido che in cottura ha inciso sulla forma della pagnotta! Ma sono ancora troppo fifona per gestire gli ultimi passaggi con pentola infuocata, incisione e compagnia bella, tutto “a secco”, quindi per ora mi tengo la forma a fiorellone, ma pian piano vi terrò aggiornati sugli sviluppi! Ecco la ricetta con ingredienti, pesi e fasi!
Si tratta di una delle quattro prove che ho fatto variando di poco la percentuali di semola e di idratazione, e consiglio anche a voi, se non usate direttamente questa farina qui, di iniziare con una idratazione leggermente più bassa in modo da tararla pian piano sulle capacità di assorbimento della semola rimacinata che state usando… Buon lavoroooo!
Pane ad alta idratazione con semola di grano duro
Ingredienti per una pagnotta (cesto da lievitazione 20-22 cm)
350 g di farina di Semola Rimacinata di Grano Duro Grandi Molini Italiani
150 g di farina tipo Manitoba Grandi Molini Italiani
400 g di acqua a 30 °C
100 g di lievito madre maturo in crema (liquido, o “licoli”)
1 cucchiaio di miele
8 g di sale
Unite acque e lievito, aggiungete il miele e mescolate bene, poi uniteli alle farine precedentemente mescolate e impastate vigorosamente, prima con un cucchiaio di legno e infine a mano, fino ad averle idratate tutte.
Trasferite in una ciotola, coprite e lasciate lievitare in autolisi per un’ora (sarebbe perfetto a 26 °C, potete servirvi del forno spento con la lucina accesa).
Aggiungete il sale a spaglio, poi con una mano bagnata pinzatelo all’interno dell’impasto (vedere foto sopra) e lasciate riposare 20 minuti.
Con le mani umide applicate la prima piega di rinforzo. Fate riposare a 26 °C per 30 minuti.
Applicate la seconda piega e fate riposare a 26 °C per 30 minuti (l’impasto comincerà a crescere leggermente di piega in piega).
Applicate la terza piega e fate riposare un’ora.
Fate l’ultima piega e fate lievitare ancora un’ora.
Trascorso questo tempo rovesciate l’impasto sul banco e “pirlatelo” leggermente alla base ovvero, con l’aiuto di una spatola, “rimboccatelo”, ruotandolo, verso sotto, conferendogli tensione e dandogli man mano una forma sempre più tesa e tonda.
Lasciate riposare sul banco da lavoro una ventina di minuti, poi infarinate la superficie superiore, rovesciate l’impasto a pancia in su e allungatelo davanti a voi orizzontalmente.
A questo punto tirate il lembo destro verso l’esterno e poi richiudetelo rapidamente al centro, poi fate lo stesso con il lembo sinistro richiudendolo a portafoglio su quello destro.
Per conferire maggiore tensione e struttura al pane, potete applicare la tecnica dello stiching (vedete le pieghe qui); subito dopo infarinatelo e mettetelo nel cesto da lievitazione a lievitare in frigo per 24 ore.
Trascorso questo tempo portate forno e pentola in ghisa (compreso coperchio) a 250 °C (io metto anche una piccola teglia di ceramica contenente acqua nel forno), e una volta raggiunta la temperatura rovesciate molto delicatamente l’impasto su uno o due fogli di carta da forno, incidetelo con decisione con una lametta in superficie, trasferitelo nella pentola in ghisa, incoperchiate (guanti! presine!!!!) e lasciate cuocere 20-25 minuti coperto, altri 10 minuti scoperchiato, e gli ultimi 10 minuti direttamente fuori dalla pentola.
Lasciate freddare a temperatura ambiente per un paio di ore prima di tagliare (quello che vedete in foto è stato tagliato il giorno successivo ;)).
Nota per pigri ma volenterosi: nel blog trovate un altra ricetta di pane ad alta idratazione, con lievito madre “solido”, e meno articolata di questa (risultato buonissimo anche se meno “pro” di questa ;)).
Nota per “secchioni” sull’argomento: i tre libri sui quali sto studiando ultimamente la panificazione ad alta idratazione sono:
- Traité de boulangerie au levain : Coffret en 2 volumes : Tome 1, Théorie ; Tome 2, Pratique – Thomas Teffri Chambelland, Ducasse Edition, lingua francese
- Pasta madre, di Casper André Lugg e Martin Ivar Hveem Field, lingua italiana, Eifis Editore.
- The home bakery. Come usare il lievito madre e preparare in casa pane, pizza, focaccia e grandi lievitati, di Martino Beria, lingua italiana, Edizioni Enea.
Note per chi è alle prime armi (che può coincidere con i secchioni, anche ;)) – aggiornamento del 7 febbraio 2020
- L’utilizzo della farina tipo Manitoba aiuta chi è alle prime armi nella gestione di questi impasti: potete iniziare con perchentuali che oscillano tra il 20 e il 30% del totale della farina e diminuirla in favore della semola “man mano che ci prendete mano” ;)
- Ho notato che per il mio lievito, e per queste temperature invernali (quando ci sono, purtroppo), giovano al pane tempi di lievitazione più lunghi: provo questo pane almeno una o due volte la settimana e ho allungato tutte le lievitazioni tra una piega e l’altra ad un’ora invece che mezzora: vedo che migliora di giorno in giorno ed è sempre più buono!
Manu
Tu sei il mio SOLE di oggi…
Questa giornata è iniziata malissimo : la macchina ha avuto dei problemi ed io, nonostante fossi uscita tutta infagottata per andare nel ”mio” di forno (sembrava stessi andando a sciare da quanta roba avevo addosso), non sono potuta andare al lavoro, il mio primo giorno nel laboratorio nuovo, con le celle di lievitazione, un forno super figo e automatico nella pulizia, la stanza enorme che ci si può pattinare e delle impastatrice super wow (io però lavorerò sempre in una specie di cella frigorifero.. super nuova e super wow, ma sempre fredda :P) .. Comunque la mia tristezza oggi è stata infinita… fino ad ora.. cioè fino a poco fa, quando, mentre facevo la rana che incontrava una scimmietta (leggi aiutavo amico barbuto alle prese col nipote), mi sono fiondata qui di soppiatto ed ho letto ”pane, pizze, grandi lievitati, semola grano duro e crosta nera”…
Tu lo sai che io sono mezza siciliana vero? Ho del sangue siculo vero da parte di mamma, nonostante io sembri mezza norvegese, perché mio nonno (figo pure lui, nonché marito della Gina ) era di Trecastagni, provincia di Catania…. E, una delle cose che ho impresse di più nella mia mente, nel mio cuore e, se chiudo gli occhi, ancora in bocca, dei miei lunghi ed interminabili viaggi in macchina, rigorosamente nel mezzo del sedile dietro, per scendere giù…. dicevo una delle cose che ricordo di più è … il pane della zia Pippa rotondo, col buco al centro tipo ciambella, nero fuori e giallo dentro… ce l’ho qui <3, davanti a me, accanto al piatto con i maccheroni al sugo rosso…. e, oltre a questo il pane con la ciciulena, ovvero i semi di sesamo sopra…
Quindi tu oggi mi hai fatto venire la pelle d'oca parlando di nero e giallo, di pane e semola, di impasti e di sud, di te bambina e di te adulta che ti (ri)trovi nei gesti che più senti tuoi perché ti appartengono dalla nascita…
Io non sono così abile ed arruolata con gli impasti, però sono secchiona e mi piace studiare, quindi quei libri li prenderò anche se magari sto pane lo farò chissà quando..
Una cosa, anzi due mi voglio segnare.. dato che il forno devo rifare.. lo prenderò con temperatura super maxima 250° e con la questione lucina (anche se quello che ho ora non si accende se fai solo con la lucina. .ehm non so se mi sono spiegata)…
Non sai quanto avrei voluto essere lì con te in questi giorni di inverno e da interno, come direbbe Lauretta nostra che di licoli se ne intende.. avrei voluto stare lì appallottolata sotto al tavolo ad osservarti silenziosa e poi a tagliare una fetta di pane caldissimo ed ustionarmi il palato come mi succede sempre con la mozzarella della pizza…
Che meraviglia Rossi… grazie per essere tornata così… oggi con questo post, con questo pane .. con te sempre più te…
non vedo l'ora che arrivino altre cosine buone..
Io ho sfornato come non mai.. un sacco di dolcetti.. banani bread, tortine varie, biscotti e crostatine….
Sei sempre stata qui.. con me …
ti voglio bene
Manù
Rossella
Manuuuuuuuuu!
Arrotolata sì, insieme al gatto nero, te, sicula dall’aspetto nordico (sarà colpa dei normanni?)
E allora adesso ti dico una cosa io, ovvero che sono io che vorrei stare lì con te in quel forno e in mezzo a quelle celle di lievitazione, come mi piacerebbe imparare, dai luoghi e dalle persone, l’arte bianca… <3
Mi spieghi la cosa della lucina? forse quello che hai ora è giusto quello che manca a me, un forno che se ne sta buono buono spento, ma con la lucina accesa...
A fra pochissimo che il mese sta per finire ed io DEVODAPOSTA' ancora un sacco di roba (ecco, sto zitta zitta, poi mi sveglio all'improvviso e si salvi chi può!!!! ;)
Manu
siiiiiiiiiiiiiiiii.. voglio tutte le ricetteeeeee!!!!
Intendevo che il forno che vorrò comprare, sarà con una temperatura massima molto alta (sai che il primissimo che aveva mia mamma in casa arrivava fino a 300°?! la pizza veniva da DDDDio!) e che abbia la lucina che si accenda ma senza accendersi di temperatura (come quello che ho ora a casa, perché io veramente faccio clic sulla manopolina e si accende la lucina senza che parta la temperatura, tanto è vero che io, i miei esperimenti di pani li faccio lievitare proprio così..)…
Lo so che ti divertiresti su da me…
Io sto sempre nel ”retrobottega” principalmente ad etichettare ed insacchettare farine, ma .. Hai presente in Cenerentola quando la mattina matrigna e sorellastre si sgolano a chiamarla e lei corre? ecco io più o meno così… perché mentre etichetto … ”Manu vieni che facciamo i pani”, “Manu, prendi le casse che sforniamo”… ehehe..
Adesso il laboratorio è nuovo e non so come sarà l’organizzazione del tutto… (loro hanno iniziato la scorsa settimana, ma io purtroppo non son potuta salire… ) quindi ti saprò ridire! ;)
Magari, quando fanno l’inaugurazione te lo dico, così se riesci vieni… che dici? <3
buon pomeriggio meraviglia! <3
Manù
Rossella
Massììììì pensa che bello!
(300 °C??? Non dovevo saperloooooo!!!!!)
Se ce la faccio oggi arriva un’altra cosina buona, vediam! <3
Manu
uuuhhh allora resto sincronizzata su questi teleschermi… <3
.. Affare fatto allora.. il posto è bellissimo, sperduto sperdutissimo.. (tra l'altro ho scoperto che nelle vicinanze ci sta pure un ragazzo che ha aperto un pastificio artigianale… ) e ci sta pure qualche cameretta volendo… ;)
faresti delle foto, ma delle foto… <3
aspetto qui.. <3
Manù
Simona
Rossi!
Che voglia di farlo questo pane! Mi dovrò un po’ arrangiare che ancora non ho tutti gli utensili adatti, ma un modo lo trovo, mi ispira troppo! Anche io è dalle vacanze di natale che non faccio che impastare, pane, biscotti, fette biscottate…ma non mi stanco mai, anzi più li faccio e più ne farei!
Ti farò sapere il risultato poi 😉
Un bacio
Simona
Rossella
Simona ma io ti aspetto a braccia aperte!
Guarda, ci si arrangia bene anche senza tutti gli “attrezzi” eh?
Tipo che io i primissimi esperimenti li avevo fatti a Parigi a Novembre (tralasciamo la follia di essermi portata ENTRAMBI i lieviti appresso… anzi ora che ci penso.. guarda qua! https://rossellavenezia.com/2019/12/muffin-giganti-spezie.html Si vedono sul fondo a destra!!), e non avevo mica tutto, zero cestini da lievitazione e una cocotte in ghisa però sì.
Ad ogni modo, tra le varie prove fatte negli ultimi giorni, ne ho cotto uno “scoperto”, in una padella lodge, hai presente quelle americane in ghisa pesantissime? Come fosse un “vice-escrauso” mattone refrattario, insomma qualcosa che mi accumulasse calore… Non è venuto mica male sai? Comunque anche su una teglia si può provare secondo me… Sono prove no? Certo svaccherà magari un po’, ma mica è detto… dipende anche da quanta tensione riesci ad imprimergli mentre lo lavori… Fammi sapereeeee <3
Rossella
Ps. Non mi sono dimenticata l’altro commento bellissimo per strada eh? Ho risposto ora. E’ stupendo e grazie di cuore… Sei terapeutica anche tu! :-*
Simona
Visto tutto, sei davvero speciale ❤️
P.S: questo fine settimana prevedo ‘prove’ ;)
Rossella
:-* Simona <3
Simona
Ciao Rossi, allora…domani vorrei provare a fare questo pane, mi sono letta bene i passaggi nei giorni scorsi (che qui purtroppo l’influenza ha preso il sopravvento, ma vedi che trovo i lati positivi? 😂) dunque, avrei due domande:
– io ho il lievito solido, dici di aggiungere semmai poca acqua all’impasto…se parto con un paio di cucchiai? O ancora di più?
– secondo te potrei cuocerlo in una pentola di cotto (qui in Toscana si usano per cuocere i legumi di solito)? Parli di un recipiente te bello pesante e a me è venuta in mente questa 😬
E grazie per i successivi ps ;) penso proprio che userò un po’ di Manitoba, anche perché (e qui sono spericolatissima) ho in mente di usare la semola rimacinata integrale ;))
Rossella
Simona la semola integraleeee!!!! 😅
No guarda lascia « meno acqua », si fa per dire, Ahahh, o al limite, se vuoi aggiungerla, diminuisci ancora un filo di semola in favore della Manitoba che ti aiuta a « raccogliere » (tipo 20 grammi(, manpoi, soprattutto, fammi sapereeeee!!!
(E fa’ prove, vedrai che al terzo circa ti si chiarisce tutto ❤️❤️❤️)
Buon weekend !!!!!!
Simona
Rossi aggiornamento in diretta: fatto 180 Manitoba/ 320 semola integrale, ora a riposo un’ora. Ma mi è venuta un’altra domanda 😬 il sale è necessario o è solo una questione di gusto? A me non piace molto il pane salato (sono toscana che ce voi fà 🤪)
Rossella
Dunque sì, non so dirti il perché tecnicamente ora su due piedi, ma credo abbia una sua funzione (a sentimento mi verrebbe da dirti anche di “tirare” un po’ l’acqua, noi donne di ritenzione idrica siamo esperte ;-P), detto questo ho fatto anche pani senza sale tipo il pane toscano appunto ma essendo altra ricetta (e se non sbaglio prevede anche un po’ di zucchero nell’impasto?) io così sue due piedi non mi arrischierei (ma pardon, ignoranza mia, vedrai però che avrò/avremo modo di approfondire l’argomento ;)), considera che io metto sempre sempre sempre meno sale dei classici 10 grammi (anche 12) consigliati: magari puoi arrivare a 5? Che dici???? :-*
Simona
Vado con 5!
Grazieeee
Rossella
(anche io faccio 5, ma io sono una fanatica dello “sciapo”, o meglio dei sapori degli ingredienti (con l’integrale ci sta perfetto, lo sciapo ;)), e quando scrivo qui cerco di tararmi sul resto del mondo!! XD)
Marta
Se ci metto un po’ di farina di farro e non ho la pentola per cuocerlo?
Grazie!
Rossella
Ciao Marta!
Perdonami, i giorni prenatalizi sono stati un tantinello intensi e mi ero persa qualche pezzo per strada.
Alloooooraaaa: la farina di farro di per sé io la ritengo ottima per la panificazione; anzi, mi piace inserirla negli impasti di pane o anche di brioche… Come sapore non so come vada con la semola perchè non le ho mai provate insieme. In ogni caso ti direi di stare attenta se la farina di farro in questione è integrale perchè già tutta quella semola in un impasto non è una cosa facilissima da gestire, in più se ci metti l’integrale che anche lei non è una morbidona da trattare, magari fatichi un po’. Il discorso ha un valore relativo se hai una certa dimestichezza con gli impasti idratati.
Per la pentola no problem!
Io vado facendo pane ovunque mi capiti, e quando non ho esattamente una pentola di ghisa da 7 chili in borsetta, vado direttamente sulla placca del forno, scaldando anche lei preventivamente. Inoltre, per cercare di avere un po’ più massa che trasmetta calore, anche se non sarà mai come quello della pentola citata, io metto due (o anche tre!) teglie sovrapposte a scaldare nel forno (anche teglia forno più altre dalla più grande alla più piccola, ma sempre abbastanza ampia per contenere il pane), e, almeno intuitivamente e nel mio caso, sempre in metallo; anche se sospetto che pure il coccio possa andare bene, se hai qualcosa del genere…
Non viene identico a quello che vedi, ma sempre buonissimo ❤️
Spero di esserti stata di aiuto, e che che tu lo provi!
Fammi sapere semmai!