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Pastarelle di zia Casilde

8 Dicembre 2020 My Books, Food, Dolcetti e biscotti, Creme spalmabili, composte, conserve, confetture e marmellate

Pastarelle di zia CasildePastarelle di zia Casilde

C’è sempre stata in noi bambine una sorta di soggezione mista a un’alone di poesia e di affetto trasportato dal tempo lontano fino a noi, quando si parlava in casa della zia Casilde. Che già questo suo nome suonava leggero e dolce, forse anche perchè chiunque la nominasse in famiglia lo faceva con un sorriso malinconico, magari un sospiro che portava tutto il carico di una presenza ancora fortissima. Ricordo che avvertivo, dal basso della mia statura e della mia percezione fresca di bambina, la sua autorevolezza e anche la sua bellezza, quando veniva nominata.

E poi c’erano quei dolcetti lì. I pasticcini di zia Casilde. Che era un dolce solo invernale in casa nostra, compariva in tavola come un regalo nei pressi del Natale. Perchè le arance erano senza dubbio frutta che ci arrivava col freddo. Perchè la marmellata di arance che faceva e fa tuttora la nostra mamma era la regina delle conserve.

Quando mamma dichiarava aperta la preparazione dei dolcetti di zia Casilde, era un’attesa speciale e durissima, perchè guarda che domani se stanno un po’, sono ancora più buoni. Quella frolla che si scioglieva al primo morso tanto era delicata, il passaggio alla marmellata di arance e la bocca bianca di zucchero a velo. Li mangiavo lentamente, corteggiando con gli occhi quelli che restavano nel piatto, sperando che tutte le mani di famiglia non fossero golose come la mia. E invece.

(Antonella Venezia, mia sorella <3)

La ricetta delle pastarelle di zia Casilde alcuni di voi la conoscono già, è una rivisitazione che la nostra zia, la zia di mio nonno per l’esattezza, fece tanti anni fa di una ricetta del libro di ricette di famiglia, La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi, e che ha fatto capolino la prima volta su questo blog ormai quasi 12 anni fa.
Pastarelle di zia Casilde
Per 20 biscotti
270 g di farina 00
4 tuorli
115 g di zucchero a velo
45 g di strutto
90 g di burro freddo a cubetti
La buccia finemente grattugiata di un’arancia non trattata
1 vasetto da 350 g di marmellata d’arance amare
1 albume per spennellare
Zucchero a velo a piacere per decorare
Disporre sulla spianatoia la farina a fontana e versare i tuorli al centro.
Unire lo zucchero, lo strutto, il burro e la scorza d’arancia grattugiata.
Impastare con la punta delle dita incorporando velocemente tutti gli ingredienti, avendo cura di non scaldare troppo l’impasto, fino a formare una palla compatta ed omogenea, leggermente schiacciata.
Avvolgere la pasta con pellicola alimentare e farla riposare in frigorifero per almeno 1 ora.
Preriscaldare il forno a 180 °C.
Togliere l’impasto dal frigorifero e stenderlo con il mattarello a 2-3 mm di spessore.
Con l’aiuto di un tagliapasta tondo del diametro di 5 cm e di uno del diametro da 7 cm, ritagliare la pasta ricavando circa 20 dischi grandi e 20 dischi piccoli.
Disporre i dischi piccoli, ben distanziati, sulle teglie rivestite di carta da forno e posizionare al centro di ognuno uno o due cucchiaini di marmellata d’arancia, facendo bene attenzione nel concentrare la marmellata al centro del biscotto. Coprire con il dischetto più grande, chiudere bene e spennellare con l’albume appena battuto con una forchetta. Usando il tagliapasta più piccolo, ritagliare di nuovo il bordo dei biscotti e fissare meglio la chiusura.
Cuocere in forno per 15-20 minuti.
Quando i dolcetti sono completamente freddi spolverizzare a piacere con zucchero a velo.
Si conservano per 8-10 giorni in un barattolo a chiusura ermetica o in una biscottiera.

Pastarelle di zia Casilde

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Categories: My Books, Food, Dolcetti e biscotti, Creme spalmabili, composte, conserve, confetture e marmellate Tags: amici, vita da foodblogger, mamme nonne zie suocere sorelle, dolci, merenda, tea time, il mio libro, momenti

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Interazioni con il lettore

11 Commenti

  1. Emanuela

    8 Dicembre 2020 at 09:21

    Oddio….. Rossi, ma… oddio…
    Io sono commossa.. sto tirando su col naso…
    Sono appena tornata dal mercato (che la mia spacciatrice di verdure ieri mi ha avvisata che c’era e quindi son salita su a prendere due cosine, fare un paio di chiacchiere e sorridere un po’) e prima di mettermi a fare la mia pratica di yoga ho pensato di passare a farti un saluto… Ma non pensavo di piangere appena ho visto la fotina di un nuovo post e soprattutto dopo aver aperto di vedere questa bellezza qui…
    Oggi piove ed è grigissimo, freddo ed umido (Sto ancora tirando su col naso) ma questa LUCE, scalda il cuore e non solo… Rossi, Rossi…..Non so cosa dire (beh potrei pure tacere per una volta!) ma invece avrei un sacco di cose, che però son tutte bloccate come quando trattieni il respiro….
    Quanto erano belle le persone di una volta fotografate in bianco e nero vero? Non è una questione di colore, è qualcosa d’altro, perché il bianco e nero esiste pure oggi, ma non è uguale…. Quando osservo le foto di mia nonna rimango senza fiato, era bellissima! e quelle foto la fanno risplendere ancora di più (per non parlare di mio nonno che invece era proprio figo Rossi, tanto è vero che ho sempre detto a nonna che sarei stata la sua rivale in amore se fossi stata giovane ai suoi tempi!) ….
    Niente , oggi è così… sono meravigliosamente commossa, per le foto, la luce, lo scritto, il servizio da te, il centrino, tutto….
    Grazie Rossi, ci volevi proprio tu oggi….
    Ora pratico, ma NON sarà sicuramente come se NON fossi passata di qui..
    ti voglio bene.
    Manù.
    ps: si, i biscottini li conosco già perché il tuo librino è custodito come un gioiello prezioso e li ho fatti un sacco di volte con lo strutto di babbo e la marmella fatta da me.. <3
    un bacione enorme.

    Rispondi
    • Rossella

      8 Dicembre 2020 at 19:33

      Ehiiiiii!!!!
      Mi fai morire, anche io sono innamorata di mio nonno sai? ;)
      Quanto mi hai fatta ridere oggi “per una volta potrei anche tacere”, mi pre di averti qui, e per quanto riguarda il piangere, ehm, io ‘sti gg sono una vera e propria fontana! Sarà il tempo? (comunque fare il mio lavoro con questo tempo, di questo periodo con 3 ore sì e no di luce naturale al giorno, e tutti che paiono come al solito impazziti sotto Natale, oddeo è proprio arduo eh?)

      Baciiiiii

      Rispondi
    • Rossella

      8 Dicembre 2020 at 21:09

      ps. dimmi Manu che anche tu adori quando nei ricettari di famiglia c’era scritto di usare il bicchieretto da rosolio per coppare i biscotti… che magari poi ne esisteva uno anche all’uopo… mia mamma per esempio tiene ancora il mio cucchiaio di quando mi ha svezzata (una mezza misura tra un vero cucchiaio e un vero cucchiaino ;)) che ci misura la farina per la crema, cose così…
      ciaooo

      Rispondi
      • Emanuela

        9 Dicembre 2020 at 07:54

        Rossi! siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii….. aaaaahhhh mia nonna nei suoi foglietti di ricette ci scriveva sempre tutti quegli stratagemmi lì, come il bicchiere nello stampo (pentola ovviamente) per fare la ciambella con il buco.(ed infatti usava sempre quello!)..
        Io amo da morire tutto questo e non sai quanto vorrei avere il loro stesso ”sentimento” (perché sì si dice ”occhio”, ma è più bello sentimento) nel fare le ricette….
        Una volta ho provato a rifare il bustrengo con la ricetta di mia zia Netta (sorella di nonna ma per me sempre zia), ma mica è venuto… ”un goccio di latte”, ”un po’ di pane” ecc… ho fatto un macello….
        Secondo me avevano un altro passo….
        ciaooooooooooooo

        Rispondi
        • Rossella

          11 Dicembre 2020 at 00:43

          ahahhah, no è che le cose si tramandavano di più guardandole… ;) almeno io credo sia per questo :-*

          Rispondi
          • Emanuela

            11 Dicembre 2020 at 06:00

            si, vero…. c’hai ragione. :-*

  2. Marija

    8 Dicembre 2020 at 11:17

    Ciao cara!!
    Storia bellissima e commuovente. Quelle che io cerco sempre. Nutrono l’anima.
    Le foto anche.
    La ricetta dei biscotti salvata e appena prendo ciò che serve li faccio. Spero vengano almeno vicino come i tuoi 😊
    Ti mando un abbraccio!

    Rispondi
    • Rossella

      8 Dicembre 2020 at 19:42

      Marija ma che bello solo all’idea che tu li faccia sono felice!
      Il dischetto grande puoi farlo anche da 6 eh? O comunque uno piccolo e uno grande delle dimensioni che hai tu, o al limite anche uguali insomma te la puoi aggiustare… Poi vabeh, ci sarebbe una diatriba tra me e mia mamma, che mette il dischetto piccolo sopra e quello grande sotto, mentre io, confesso, dal mio libro in poi (nel primo, “Profumo di biscotti”, come potevano mancare questi qui???), ho cambiato le direttive tramandate da generazioni a causa della mia deformazione professionale secondo cui geometricamente la cosa non mi tornava, e ho invertito, creando un po’ di(benevolo) disappunto ;-P
      Ah, altra cosa importante: cerca di tirare la pasta sottile, magari aiutandoti con un passaggio in frigo, e NON LESINARE SULLA MARMELLATA, questi due elementi fanno la differenza ed io ogni volta che devo fotografare deraglio un po’ anche da ‘sta cosa, perchè ho paura che la marmellata esondi un po’, ma sappi che è un rischio che puoi prenderti, dato il positivo impatto che la cosa avrà sul risultato gustativo finale… mi raccomando.. FAMMI SAPERE!!!!

      Rispondi
  3. Reb

    8 Dicembre 2020 at 11:59

    Dove c’è strutto c’è gioia, c’è Natale. Lo strutto in Romania è l’ingrediente principe delle “cornulețe” una sorta di rugelach ripieni di noci tostate e marmellata di prugne cotta sul fuoco a legna, cottura che conferisce alla marmellata un gusto affumicato impareggiabile.
    Io sento strutto e il pensiero corre da nonna, ai miei dicembre con lei in cucina a impastare, guardare, carpire.
    Ross mia bella, quando io vedo questo trasporto per le ricette di famiglia mi emoziono sempre.
    Questi che hanno una bella faccia rustica e profumano di arance, devono assolutamente essere miei. 😍😋
    Un abbraccione

    Rispondi
    • Rossella

      8 Dicembre 2020 at 21:06

      Porcavacca ho perso il commento che stavo scrivendo! ;)
      Dicevo, questi sono rustici come piace a noi, ovvero rustici-raffinati!
      E poi sai che mi sarebbe tanto piaciuto conoscere questi tuoi luoghi e tempi, se pur duri, come mi dicevi, della tua terra che fa tanto “Grande Inverno”? ;)
      E poi ancora, lo sai che il blog fin dalla sua primissima ora, ovvero più di 12 anni fa, ha avuto una tag (quando ancora le tag manco si capiva bene cosa fossero e a cosa servissero, che recitava “mamme, nonne, zie suocere e sorelle”? https://rossellavenezia.com/tag/mamme-nonne-zie-suocere-sorelle
      è perché per me l’essenza stessa di questo blog sta lì, nelle ricette tramandate di ieri e di oggi, tanto che la parola “storie di cucina” è il vero nome di questo posto qui… <3

      Rispondi
  4. Debora

    15 Dicembre 2020 at 20:42

    Eccomi qui finalmente. Anch’io ho trovato il tempo.
    Passo solo per dirti questa cosetta qui.
    Sai quando le cose, pur piacendoti un mondo, dopo un po’ ti vengono a noia? Un po’ perchè le vedi spesso e quindi non riesci ad apprezzarne la mancanza un po’ perchè ti accorgi che sono troppo ripetitive …
    Beh questa è una cosa che proprio con le tue foto e le tue ricette a me non succede mai! E tutte le volte che ti vedo comparire sul web esclamo, “porca la miseriaccia, guarda qua che meraviglia ti ha combinato la Ross!”

    Insomma, tanta stima

    Rispondi

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