Cos’è successo a giugno.
A giugno ho staccato la spina. Mi sono un po’ “sconnessa per riconnettermi”. Mi sono rifugiata al mare, portata un gatto e una impastatrice e ho continuato a lavorare lì.
Sono stata poco online, tanto ai fornelli, e la mattina presto e la sera tardi sul bagnasciuga.
Ho scattato foto essenziali, quelle “senza fronzoli” come piacciono a me e per il gusto di farlo. Ho scattato (anche) foto per me soltanto. Perché mi andava e mi divertiva.
Mi sono ritagliata tempo dalla cucina (di lavoro) per dedicarmi alla cucina (di Rossella). E per la cucina di Rossella, per “sconnettermi per riconnettermi” ho scelto l’ingrediente che più mi appartiene e mi rappresenta: la farina.
Ci dev’essere qualcosa di ancestrale nel mio rapporto con la farina, qualcosa che mi fa bene. Lo capisco in modo esplicito vedendo lievitare un impasto, ma intuisco che c’è qualcosa di più profondo che forse non colgo e tutto sommato mi sta bene così <3
Lo sanno i miei amici di Grandi Molini Italiani, a cui scrivo spesso che mi piace tanto lavorare con loro. Così spesso da sembrare un disco rotto, quanto mi piace la farina.
La farina è un ingrediente che per me trascende. Non so come spiegarlo meglio, diciamo che cucinare con la farina è qualcosa che per me va oltre le temperature.
Questi giorni fatico di più a cuocere una frittata che ad infornare una pagnotta, a stare ferma che a muovermi.
Così ho deciso di fare una ricetta che mi ero ripromessa da un po’ e che in qualche modo aveva un suo semino in questi panini (dato che la mia amica e pazza lettrice Elvira li aveva già “commutati” in versione pancarrè a seguito di una serie di peripezie lievitative…): il pancarrè homemade da tramezzino appunto.
Una roba che impastate, incassate, cuocete affettate congelate se vi piace l’idea (altrimenti si conserva benissimo anche in frigo per almeno una settimana) e ci fate tutti i vostri panini da picnic o tramezzini/canapé dell’estate.
E siccome il pancarrè homemade come idea mi entusiasma a prescindere, ho deciso di farne due versioni (classico no? ;-P): una bianca (con farina tipo Manitoba) e una nera (a base di segale cereali e semi). Tanto per iniziare ho provato il pane bianco a colazione con ricotta di pecora e marmellata di agrumi, e a tutte le altre ore il pane nero con arista di maiale. fette e pomodorini mattinata con olio sale e maggiorana fresca.
Ecco ora vi smollo la ricetta, ma a patto che escano nei commenti suggerimenti sia dolci che salati (anche invertendo i supporti panosi ovviamente rispetto a come ho suggerito qui), per un utilizzo diffuso di questo pane simpatico per l’intera estate (e anche oltre ;))
NB. Non serve un pane a cassetta chiuso per farli, basta un normale stampo da plumcake da 24-28 cm di lunghezza, ma nel caso foste in cerca ESATTAMENTE dello stampo che ho usato io, ho fatto un po’ di ricerca e sono riuscita a risalire all’ordine (di più di un annetto fa), che feci su Amazon: lo stampo acquistato (e che riacquisterò dato che per farne due uguali li ho dovuti mettere in coda l’un l’altro) è esattamente QUESTO
Pancarrè homemade da tramezzino
Ingredienti per 1 panetto da circa 12 fettine
(versione pane bianco e versione pane nero ai cereali e semi)
400 g di Farina tipo 0 Manitoba | W 350 decorticata a pietra Grandi Molini Italiani (per la versione ai semi e cereali 300 g di farina Rusticotto Grandi Molini Italiani + 80 g di farina tipo 0 Manitoba | W 350 decorticata a pietra Grandi Molini Italiani)
250 g di latte fresco intero a temperatura ambiente + 30 g di acqua appena tiepida
15 g di lievito di birra fresco compresso (per la versione ai semi e cereali 10 g)
60 g di burro morbido
5 g di sale
1 cucchiaino di zucchero (o di miele, nel caso del pane ai semi e cereali)
Sciogliete il lievito di birra nell’acqua appena intiepidita, mescolando bene. Aspettate un paio di minuti e versate il composto sulle farine a fontana. Aggiungete il latte e lo zucchero o il miele e iniziate ad impastare.
Quando l’impasto comincia a diventare elastico ed omogeneo aggiungete il burro e il sale.
Proseguite per altri 5-10 minuti fino ad ottenere una consistenza uniforme, morbida ed elastica. Può essere utile aggiungere un cucchiaio di farina per “aggiustare” l’impasto, se troppo umido, o pochissima acqua o latte a temperatura ambiente nel caso l’impasto risulti troppo sodo.
Formate una palla e fate lievitare l’impasto in una ciotola leggermente unta, coperta con un piatto o un foglio di pellicola per alimenti un luogo tiepido per circa un’ora, un’ora e mezza o finché non raddoppia di volume.
Trascorso questo tempo, lavorate di nuovo l’impasto e stendetelo in una sfoglia rettangolare di circa un cm di spessore. Arrotolate sul lato corto e porre in uno stampo a cassetta lungo 28 cm imburrato e infarinato.
Fate lievitare 45-60 minuti, poi trasferite in forno già caldo con un pentolino di acqua all’interno e cuocete a 210 °C per 5 minuti poi altri 25-30 minuti a 190 °C. Coprite con carta stagnola se necessario dopo 20-25 minuti.
Nel caso usiate uno stampo a cassetta chiuso, è consigliabile una cottura a temperatura più bassa: 180 °C per 30 minuti chiuso, 20 minuti senza coperchio e gli ultimi 10 minuti sformato e libero nel forno.
Sformate ancora tiepido e fate freddare prima di tagliare a fette.
Per la farcia:
Ricotta di pecora o capra e marmellata di arance per il pane bianco
Arista di maiale al forno (o tacchino, o pollo) a fettine sottili e pomodorini tipo pachino marinati con olio, sale e foglioline di maggiorana
Emanuela Lupi
Oddio muoro…..
Cioè mi ha anticipato tutte le domande e hai praticamente fatto cadere ogni mio dubbio (già me stavo a preoccupà del lievito ed invece tu: “Una roba che impastate, incassate, cuocete affettate congelate” , quindi io ho pensato ”ok lievito di birra”; poi ancora ca–o lo stampo ed invece tu: “NB. Non serve un pane a cassetta chiuso per farli, basta un normale stampo da plumcake da 24-28 cm di lunghezza”) cioè praticamente mi hai detto : MANU FALLI! ED IO LI F(AR)O’ e saranno, assieme al soda bread il mio secondo tipo di pane rinforzato per accompagnare i miei pasti e le mie colazioni…
Lo sai che adoro le foto step by step soprattutto quando ci sei tu dentro la foto ve?! bella…
Brava, brava, brava che ti sei un pochino presa cura di te e che tu abbia lasciato fluire il tuo sentire e fatto cose solo per te..sono dei passi giganti Rossi, lo sai siiiiiiii????? ecco.. comunque io sono il tuo disco rotto per tutto ciò che ti riguarda dalla cucina, alle fotine a tutto…. ‘gna farai più lo so! perdono!
Comunque veniamo agli abbinamenti… allora vaaaabbè classicissimo quello di segale con burro e aciughe oppure io ci vedrei bene anche quella cremina di acciughe del libro mandorlo hai presente? e sopra delle zeste di agrumi, oppure sempre quello di segale con burro e marmella scura (prugne e cannella? hihihi) mentre per quello chiaro ci vedrei su un paté di olive e dei pomodorini aromatizzati con origano/timo oppure perché no anche il pesto di pomodorini secchi (sempre del librino mandorlo)..su quello nero anche del labneh col miele.. mentre quello chiaro potrebbe (semplicemente tostato) accompagnare della un’insalata di feta e pomodorini… sennò burro e pomodorini confit … ehm.. ok basta.!
Non so se sono idee giuste ma sicuro io me le provo (oltre alle tu) perché ho sia la manitoba che il rusticotto! con il quale voglio fare il tuo chapati! ah che bello….
PS: anche io ho più problemi col fornello che col forno! quindi ..impasto, gratino e tortifico a manetta!
un abbraccione enorme! (da qua non ti appiccico)
buona giornata!
Manù.
rossella
Manuuuu eccomi finalmente!
Ma geniali gli abbinamenti e geniale avermi fatto ricordare della terrina… quella di sarde alici mandorle e agrumi? Tra l’altro la adoro, anzi sai che ti dico? Una spalmatina di quella è ci rinforzi la qualunque!!!
Ma poi anche il mitico burro e alici, perché non ci penso mai? E pure le robe estivevtipo feta pomodorini etc… 🤪
Emanuela Lupi
Eccomi che torno..
Questa mattina, mentre andavo al mercato agricolo osservavo fuori dal finestrino gli alberi carichi di frutti che stanno maturando e con gli occhi chiusi sono tornata qui… ai tramezzini (vabbè un pochetto mi sono appisolata) e anche al mio primo approccio alla cucina: eravamo da soli a casa io e i miei fratelli, una sera; mamma faceva un po’ più tardi e papà …lui dall’azienda non si sapeva mai quando rientrava; così tutti e tre abbiamo deciso di preparare la cena e ci siamo cimentati negli involtini al prosciutto cotto, cetrioli e maionese… Erano degli involtini che mamma ci preparava sempre d’estate, facili e buonissimi (così come i fagiolini alla panna) e consistevano semplicemente in: fetta di prosciutto cotto, maionese stesa sopra, qualche fettina di cetriolo e via di arrotolamento… Ecco, Rossi, secondo me il tramezzino bianco potrebbe essere guarnito così, uno strato di maionese (ok, facciamola in casa bla bla bla..) una fettina di cotto BUONO e dei cetrioli tagliati sottili sottili e magari conditi con olio e limone…. che dici? …
Vabbè, così mi andava di condividere.. se me ne vengono in mentre altre ripasso ok?
Baci .
Manù.
rossella
Oh spe’ che questo commento me lo ero proprio perso ed è UNA BOMBA!!!
Oddio adoro anche la versione involtini, fa così estate anni 80-90!!!
La maionese la facciamo spesso in casa ma se siamo in corsa soprassediamo pure optando per una di qualità,, che non tocca esse’ secondo me troppo ortodossi in cucina… un po’ come viene diciamo, l’importante è la felicità! 💜
Grazie per aver condiviso perché questo abbinamento è davvero SPECIALE 💜💛
E sì, tornaaaaa!