Buongiornoooooo!
Eccoci all’ultimo giorno di uno dei mesi più belli dell’anno… Per questo ottobre mi ero riproposta di non sprecare nessuno di questi 31 giorni bellissimi e devo dire che nonostante il delirio lavorativo (e non solo) di questo periodo, in parte ci sono riuscita (nel mio piccolo, intendo).
Qualche passeggiata nel bosco, tante corse nel parco, varie ricettuzze alla zucca.. ;)
Ora è il momento di dare il benvenuto ad un mese altrettanto bello e colorato, il mese del foliage e dell’inizio del freddo vero, delle commemorazioni dei Santi e dei Defunti, e anche il mese in cui, per le preparazioni lunghe (come un regalo a maglia da sferruzzare, o qualcosa da costruire con le proprie mani) si comincia a pensare al Natale.
La fine di ottobre e l’inizio di novembre sono anche Halloween e il suo mescolarsi/confondersi con queste commemorazioni, e le fave dei morti sono un dolce della tradizione italiana per lo più del Centro-Nord tipico di questo periodo (mio papà che è del Sud le chiama ancora “ricciarelli”, e devo dire che tutto sommato azzecca, pur in questa defaillance di nome, una bella fetta di ingredienti di questi biscottini a base di mandorle, zucchero e uova (o, in alcuni casi, albumi)).
Io li ho sempre guardati, fin da bambina, con timore reverenziale (per il nome), e con una certa curiosità legata alla loro forma un po’ schiacciata. Il sapore è dolce, e anche piuttosto particolare, quasi di scoperta, per un bimbo. Credo che sia uno di quei cibi ai quali ho associato per la prima volta, e incondizionatamente, il sapore della mandorla.
Sulle origini del nome esistono varie interpretazioni: certo è che sono antiche.
Il riferimento alle fave come legume potrebbe derivare dalla loro forma ovale simile a quella delle fave, o al fatto che le fave secche venivano offerte ai poveri o regalate ai bambini in questo periodo dell’anno, o ancora ad una ipotesi di utilizzo di questo legume prima di quello delle mandorle. Il collegamento con i defunti deriva poi dal fatto che alle lunghe radici di questo legume veniva attribuita una capacità di collegamento con il profondo mondo sotterraneo e quindi, in un certo senso, con l’aldilà.
Ho conosciuto grazie alla mia amica Marina di La Tarte Maison (con cui vado a braccetto non solo fisicamente ma anche figurativamente e gastronomicamente parlando, e che ha proposto proprio in questi gg una delle sue versioni di questo dolce) Eraldo Baldini, antropologo e scrittore, che nei suoi libri (interessantissimiiii) fuga ogni dubbio sulla (anche) “autoctonità” delle festa di Halloween.
“In tutta Italia, dalle Alpi alla Sicilia, si svolgevano in quelle date riti di accoglienza per i defunti, questue di bambini o di poveri nelle case, si facevano dolci tradizionali dal nome macabro (come ad esempio ossa di morto o le nostre fave dei morti), zucche intagliate, cene e libagioni, pratiche divinatorie, racconti terrificanti. Questo a dimostrazione del fatto che il bagaglio tradizionale della festa non solo ha una derivazione europea, ma anche una larghissima diffusione, che supera e certamente precede, i contributi della cultura celtica a cui è normalmente attribuito”.
“In tempi passati o in particolari zone, questa festa era una sorta di vero e proprio capodanno agrario, “un importantissimo spartiacque calendariale collocato nel tempo in cui finiscono tutti i raccolti e si riparte con le semine. Ce lo dimostrano i vari usi civili e giuridici tradizionali come la scadenza degli affitti e dei contratti colonici; e poi l’uso delle strenne, delle divinazioni, e soprattutto la credenza che in questo periodo dell’anno si aprisse la porta dell’al di là e attraverso questa porta i morti tornassero tra i vivi. A questa sono legate le forme celebrative più note di questa festa. Se oggi in occasione di Halloween i bambini girano per le nostre case a chiedere dolci, mascherati in modo da suscitare terrore per impersonare le creature dell’aldilà, un tempo in molte regioni italiane in quei giorni, bambini e poveri, simbolicamente vicari dei morti stessi, questuavano e a volte lo facevano mascherati, in una chiara rappresentazione dei defunti. Anche senza travestimento, comunque, conducevano la questua esplicitando di farla in nome dei trapassati.”
Dunque questa dicotomia tra le due feste di cui tanto si parla sussiste forse ben poco, e mi sembre un tema davvero interessante e da approfondire, quindi prima di entrare in cucina vi lascio il link di questo “bottino antropologico” solidamente collegato alla festa di oggi: Halloween. Origini, significato e tradizione di una festa antica anche in Italia.
E a seguire la ricetta delle fave dei morti, che per anni ho immaginato come dolce della tradizione, contrapponendolo alle tante pumpkin pie, torte e dolcetti alla zucca che come sapete amo realizzare in autunno, o ai vari dolci di ossicini, dita di streghe, fantasmini e scheletrini vari…
In realtà, e in una versione forse più astratta (quindi come piace a me ;)), sono molto più parenti di quanto crediamo…
Ne esistono varie versioni, questa a seguire è una lieve revisitazione dell’ANTOLOGIA DELLA CUCINA POPOLARE,COMUNITA’ MONTANA ALTA VALLE DELL’ESINO, edito dalla Comunità Montana Alta Valle dell’Esino. E’ uno dei libri di cucina più belli che io abbia mai avuto, un dono prezioso di ormai qualche anno fa e che nel tempo sta acquistando per me sempre più valore. Ve ne avevo parlato anche qui, in occasione dei nostri tanto amati maritozzi e biscotti di mosto.
Assomiglia un po’ ad una delle versioni che trovate anche sull’Artusi, e sul libro di Anna Gosetti della Salda.
Esistono varie “versioni” delle Fave dei Morti, tra le quali la differenza sostanziale, noto, è nell’utilizzo di soli albumi al posto delle uova intere (l’uovo intero renderà il biscotto più morbido, il solo albume più croccante).
Per realizzare le ricette della tradizione, cerco sempre un po’ di immedesimarmi quando devo scegliere una farina, e in questo caso ho scelto la 00 perchè si tratta di un biscotto, decorticata a pietra perchè mi fa pensare ad una molitura più tradizionale, ho scelto questa, ma credo possa andare benissimo anche la tipo 0 100% Grano Italiano, sempre tra quelle decorticate dei miei amici Grandi Molini Italiani.
Fave dei morti
ingredienti (per circa 40 fave)
240 g di mandorle senza pellicina, leggermente tostate
100 g di farina tipo 00 Decorticato a Pietra Grandi Molini Italiani
200 g di zucchero (anche 150 g, a piacere)
1 uovo (+ un albume, facoltativo)
20 g di strutto fuso
1 cucchiaio di rum
zucchero a velo
In un mixer unite le mandorle tostate e lo zucchero e azionate il robot macinando ad interimittenza fino a ottenere una sottile farina di mandorle.
Unite al mix la farina 00, l’uovo, lo strutto fuso e il rum.
Qui il libro dice “Se il composto stenta a tirare, aggiungere una chiara d’uovo battuta”.
Ricavate dei cordoni di impasto e tagliate dei tocchetti, come se fossero grossi gnocchi. Su ciascuna fava premete leggermente con il dito o con il dorso del cucchiaino, per creare un piccolo incavo.
Disponete su una placca rivestita di carta da forno nfornate a 180 °C per 15 minuti o fino a leggera doratura.
Spolverate con zucchero a velo.
Si conservano a lungo al riparo dall’umidità!
Vi lascio ancora qualche link, quello a un dolce lievitato buonissimo tipico di questo periodo e che ho scoperto facendo merenda con Marina in quel di Rimini, la piada dei morti, e i link diretti dei libri citati oggi.
I LIBRI DI OGGI <3
Manu
Manù… “solo albume = più croccante” ..
Ma buongiorno meraviglia! <3
Che bello questo post!.. così bianco, dolce, ricco di tradizione, di conoscenza, di persone, di legami, di storia…
Mi piace proprio…
Io torno ora dall'edicola e mi son presa Cucina Naturale, con tutte le tue ricettuzze alle mele… Ora ho solo l'imbarazzo della scelta! <3 sono tutte belle… direi che ne farò una alla volta ahahah… perché le mele ci saranno per un bel po' di tempo..
Anche mio nonno, che è siciliano mi raccontava spesso, quando ero bambina, di come i morti portassero loro i doni anziché Babbo Natale ed io lo guardavo con curiosità, mista a sorpresa… Lo adoravo quando mi metteva sulle ginocchia e mi raccontava di lui da bambino e tutti gli anni, per Halloween (o comunque in questi giorni qui) io gli dicevo: "nonno mi racconti di chi ti portava i regalini?" e lui, con una pazienza infinita cominciava…
Credo che ancora giù al sud si continui questa tradizione, nonostante la ''commistione'' di culture e quindi festività varie, ed è secondo me una bella cosa… Che si mantenga comunque una sorta di appartenenza territoriale…
Ottobre e Novembre sono i mesi che amo di più, per i cappotti di panno color marrone, gli stivali di cuoio, le sciarpe al collo ed i cappelli, le borse di lana cotta e le gonne pesanti, il divanetto col plaid e la tazza di te che fuma, i colori della natura che sono ancora caldi, quel sole che scalda nelle ore del mezzogiorno.. Amo tutto dell'autunno, anche la nebbia … nei giorni di Novembre appunto, c'è un che di introspettivo, di stare con se stessi che mi piace un sacco (anche se tutto intorno gira come una trottola e va veloce)… starò invecchiando chissà!
Brava tu che hai più o meno mantenuto fede alle tue promesse.. <3
Io ci lavoro ogni giorno .. <3
Ti mando un abbraccio forte forte..
i miei vasetti per Natale son pronti…
Ti voglio bene..
Manù
Rossella
Buongiorno bellezza!
Ci ho messo ad arrivare eh?
Che fascino questi racconti dei nostri nonni e delle loro usanze…
Quando ho letto il tuo commento ero per strada, con il cappotto (in mano, ma perchè sabato alle 11 qui era caldo, esattamente come dici tu! Invece la mattina quando sono uscita subito dopo aver pubblicato il post era ancora freschetto), e gli stivali..
E poi sì, hai descritto benissimo… le sciarpe, i cappelli, le borse di lana cotta… oh, io non lo so se sto invecchiando, perché a 20 anni ero già così! ;-P
Manu
Ah! E’ fantastica la dritta dei libriniiii!! <3 <3 <3 .
sempre Manù!
Rossella
Ero un po’ titubante a mettere il link ad amazon in versione “immagine” in coda, non mi pareva elegantissimo in ogni senso, ma poi boh, ero così di buon umore perché era sabato che mi son fatta prendere la mano (ohm poi magari li tolgo in un secondo momento chissà)! Mi rendo conto che è anche più comodo così, sarà che io sulle copertine ci ricamo proprio… ;-P <3
E tutto questo per dire che io quei libri li adoro e quello di Baldini (che è l'unico che non ho) lo prenderò sicuramente!