All’università non c’è stato un esame di progettazione a cui non sia arrivata dopo notti insonni.
L’appello cadeva sempre a luglio, e le ultime settimane erano davvero sfiancanti, tra revisioni e disegno matto e disperatissimo, tra quello che “normalmente” ti veniva richiesto, e la mia naturale predisposizione a non accontentarmi mai, o forse semplicemente a farmi “portare” un po’ troppo dalla matita, e arrivare all’ultimo davvero strozzata, per fare sempre meglio o almeno quello che nella mia testolina assomigliava al meglio, dopo notti di seguito al tavolo da disegno da cui vedevo nascere l’alba, dopo aver imparato a memoria la serie delle canzoni che l’ultimo speaker della radio aveva messo in loop da mezzanotte in poi, e dopo aver fatto amicizia col suono del canto degli uccelli del mattino, mattino dopo mattino…
Arrivavo quindi sempre stanchissima, ridotta un piccolo cesso, con massimo 6, 7 ore di sono in totale su 4, 5 giorni di fila, raggranellate infilandomi vestita nel sacco a pelo buttato sul letto (beata gioventù <3), per un’oretta, alle sette di sera del giorno antecedente, prima di iniziare “la notte”…
All’alba dell’ultimo giorno però facevo una cosa: mi infilavo sotto la doccia, mettevo il mio pigiama preferito di cotone bianco, mi sedevo sul divano e facevo colazione, godendomi il momento, con calma. Poi mi vestivo e via, all’appello.
Era il mio modo di resettare, il mio piccolo “nuovo inizio”, il modo per snebbiare e per non farmi sopraffare dal panico dell’esame e della fatica degli ultimi giorni. Il modo per avere carta bianca con me stessa, per vedere le cose più semplici…
Adesso che non dormo più nel sacco a pelo in casa, ma che mi lascio ancora a volte, ogni tanto, sì un po’ troppo ma sempre per la stessa passione, trasportare da quello che sto facendo, unito ai ritmi lavorativi e input esterni sempre un po’ incalzanti, ho un modo simile per resettare, e si tratta di alcuni post che scrivo qui.
Capitano in momenti intensi, oppure dopo piccole grandi pause di riflessione, come la pausa natalizia dal blog, o il ritorno dalle vacanze estive.
E se al ritorno dalle vacanze di agosto quest’anno ero almeno un po’ riposata, il Natale è stato invece, per tanti motivi e di varia natura, abbastanza stancante. La mia arma segreta è stata però averlo trascorso in famiglia, e quella di adesso, per reiniziare, questo plumcake semplicissima fatto la scorsa domenica dopo cena, con “gli avanzi” di un servizio (tra l’altro manco di dolci!!! ;-P) che avevo in frigo..
Erano le 23 e ho chiesto a mamma: “posso fare un dolce?”
Avevo appena finito di cucinare e fotografare per una consegna e lei mi ha guardata come a dire: “ma, hai bevuto?”, e invece con la solita dolcezza di sempre mi ha detto “ma hai appena finito di cucinare…”. Allora io ho risposto “No, no… Mi rilassa… E’ una cosa “per me”…”.
Ecco, questo dolce è una cosa che ho fatto “per me”. E’ stato il mio fare spazio a me anche dopo aver tanto spignattato per altro, la mia carta bianca anche se a notte fonda, l’ennesima possibilità di ripercorrere gesti conosciuti in spazi domestici per “snebbiare”.
Come un nuovo proposito per un nuovo anno: trovare il tempo, che se mi fa stare bene anche di notte e stanchi si può cucinare, se è “per me”…, semplificare, sia nel senso di evitare sprechi di energie in mille rivoli che in quello di godere delle cose semplici, perché vedo che almeno nel mio caso sono quelle che mi fanno sentire a casa e sentire me, e poi niente, chiudere gli occhi, nel mio pigiama di cotone bianco, affettare il mio plumcake allo zucchero integrale, agguantare la mia tazza preferita e fare colazione!
Plumcake con prugne secche e zucchero integrale
ingredienti
200 g di farina tipo 0
120 g di farina tipo 1
16 g lievito in polvere
100 g di zucchero di canna integrale
5o g di zucchero di canna in cristalli
220 g di panna fresca
50 g di olio di riso
3 uova
150 g di prugne secche denocciolate
zucchero a velo per decorare
Mescolare bene tra loro o setacciare le farine e il lievito e tenere da parte in una ciotola.
In una seconda ciotola a bordi alti, con una frusta a mano, mescolare l’olio con lo zucchero, poi unire panna e uova e amalgamare il tutto.
Unire i due composti mescolandoli rapidamente, aggiungere in ultimo le prugne tagliate al coltello, e trasferire l’impasto in uno stampo da plumcake lungo 24 cm rivestito di carta da forno o imburrato e infarinato.
Cuocere nel forno già caldo a 200°C per 30′ circa, monitorando il forno e verificando la cottura inserendo al centro del dolce la lama di un coltello: deve uscire perfettamente pulita. In caso contrario proseguire la cottura e abbassare a 180 °C se la superficie del dolce vi sembra scura.
Sfornare e sformare dopo qualche minuto.
Una volta fredda spolverare con poco zucchero a velo.
Francesca
Mi piace moltissimo questo tuo plumcake!
Buon lunedì!
Rossella
Eccomiiiiii!!!
Oddio è sabato, vale uguale rispondere “buon week end”?
(Grazie…)
Emanuela Lupi
Perché mentre ti leggo mi sembra di essere al cinema e vederti?
Perché mi fai st’effetto qui? .. io con sto post mi ci copro come con una coperta di plaid caldo.. Anche io come te mai una tranquillanza all’uni.. gli esami estivi ‘na tragedia..che quando li preparavi gli occhiali non stavano sul naso da quanto sudavi e ti si appiccicavano le cosce alla sedia..Dio che nervi.. però io di notte non ce la facevo proprio a star su..piuttosto sveglia alle 5 per la “ripassatina” che in 2 ore chissà che mi credevo di fare.. una volta per un esame mi sono imparata tutte le formule delle vitamine e di non so che altro diavolo a memoria, perché la prof era famosissima per chiederle… ed inoltre io non riuscivo a mangiare la mattina dell’orale.. un caffè giusto per mazzà lo stomaco poretto e poi via.. su per quelle salite di Urbino che arrivavi in cima ed era come se avessi già sostenuto l’appello… anche perché ti portavi dietro comunque tutti i testi enormi per ripassare mentre aspettavi (dato che arrivavi almeno 45 minuti prima tipo a facoltà chiusa)..perché alla storia “quello che sai sai..” non c’ho mai creduto e per me anche l’ultima lettera poteva essermi utile..
E poi anche io sono come te…. chiedo a mamma “posso accendere il forno”? (tipo ieri che ho fatto due torte… le ho mandato un messaggio e le ho detto :mamma scolta ho fatto un cake e una torta, però domani vorrei fare una crostata per Roberto e dei biscotti per portare ai ragazzi di Firenze, posso? e lei da Roma dove si trova mi dice “ma si… fai pure!” oppure spessissimo mi capita di non star bene fisicamente..quando ho mal di testa, digerisco male e non combino nulla.. me piglia il brillo e le dico.. “io, mamma mi sa che faccio due biscotti, posso”? che ridere… anche io sono così..che se poi faccio le cose per me.. mi sento meglio anche se magari non è cambiato nulla e tipo mi vien comunque da vomitare…
Che buono sto cake..è come ci piacciono a noi.. sto imparando ad amare anche le torte o i cake..cioè la consistenza morbida ..anche se ancora preferisco lo sgranocchio del biscotto…o magari taglio la fetta di dolce e la faccio seccare un pochino vicino al camino..che perda l’umidità.. la digerisco meglio…(me sembra di essere una vecchia..madonna mia)..
Bentornata meraviglia mia… Bentornata tra noi.. (che io venivo sempre infatti a sbirciare..;) ) ..
grazie grazie grazie.. perché quando sei stanca e fai le COSE PER TE ..tiri fuori IL MEGLIO DI TE e ne escono ste cose… SEMPLICI, ESSENZIALI, BUONE… COME TE!
UN BACIONE (Scritto pure maiuscolo..;) )
Manù.
Reb
Ho una torta con le mie prugne secche preferite, quelle d’Agen, al cioccolato e bourbon. È di quelle che non so come è nata. Mischiavo un po’ di questo e di quello.
Perché anche io, quando devo trovare la centratura, quando devo recuperarmi, mi metto ai fornelli. Mischio. Mischio le cose che ho in dispensa e poi aspetto di assaggiare e capire se quello che ho fatto è buono.
Ha un aspetto fantastico questa tortina e, farei colazione volentieri con un paio di fettine così domani mattina. Ma anche volendolo fare, ora non riuscirei a trascinarmi in cucina. Ci ho speso la giornata facendo pulizie di fino, quelle che svuoti tutti i pensili, “sgrassi”, lavi, asciughi. Quelle che sei in cima all’ultimo pensile e lavi il mobile sopra, sotto, di lato…ripiani, tutto….. Mi riservo il piacere di gustarmela almeno per una notte in perfetto ordine la mia cucina tirata a lucido. Poi domani si riparte a metterla sotto sopra.
Così gusterò anche questo cake profumato.