Buon pomeriggiooooooo! Eccomi finalmente al nostro appuntamento “i libri bellissimi del weekend”, siamo alla terza tappa ed io devo dire che mi piace davvero tanto venire qui a chiacchierare con voi di libri, di cucina e anche non.
Man mano che andiamo avanti mi chiedo come organizzarmi con le uscite, mi domando se potrebbe avere senso trasformarli nei “Libri bellissimi del mese”, lasciando la consuetudine di una piccola anteprima nelle stories di ig, ma evitando l’equivoco della dicitura “del weekend”, perchè se è vero che sono le “mie” letture del weekend, poi finisce sempre che le posto qui, nel dettaglio e con tutte le info di riferimento, sempre più o meno in mezzo alla settimana (oggi è una specie di eccezione perchè il tema è stato per me così avvincente che tra ricerche e letture ho impiegato ben 3 gg a stendere l’articolo! ;)).
Dall’altro canto una volta al mese mi sembra pochissimo! Però al tempo stesso tutte le settimane (cosa che sarebbe maggiormente conforme ad uno nome della rubrica appunto “settimanale”) mi pare un po’ troppo impegnativo, soprattutto per come sono fatta io che se non metto mezzo quintale di link nel post poi non sono contenta ;-P
E’ una cosa che non devo decidere diciamo subissimo, ma di cui mi piacerebbe avere il vostro parere:
- Meglio mensile? (magari su un tema caratteristico del mese che al limite ci scappa pure qualche ricetta?
- Meglio quindicinale? (e allora a quel punto sposto il post nel weekend successivo quello in cui l’ho postato, tipo oggi, così non induco a casini di comprensione?
- Altre idee? Ipotesi? Desiderata?
Oggi tra l’altro abbiamo pure un tema, cosa che mi porta a farvi un’ulteriore domanda
- Meglio libri “potpourri” 😜 o libri a tema? O un po’ e un po’?
- E in tal caso, quali temi vi piacerebbero?
Ora me la pianto con le domande e andiamo dunque al sodo, o meglio al tema vero e proprio dei libri di oggi:
La cucina britannica
La cucina Britannica, è stata per me per molto tempo e per molti anni una qualcosa di vago meglio rispondente alla voce “Cucina inglese”, di cui non sapevo assolutamente nulla e che associavo a cibo scadente o a qualche retaggio familiare o amicale di persone tornate dall’inghilterra con qualche chilo di troppo e la frase “gli inglesi mangiano male”.
Tutta proiettata come sono sempre stata verso il mondo, anche culinario, francese, ho iniziato ad alzare un sopracciglio solo avvicinandomi al tema del tè. O meglio del tè all’inglese, cosa non facile se pensiamo che già per affrancarsi dall’idea di tè = liquido marrancio massacrato di limone che arrivava puntuale con una fetta biscottata secca da morì che ti si intraversava nella gola quando l’asticella del termometro superava i 37 °C, c’è voluto un po’ di tempo.
Che poi da piccola mi chiedevo sempre perché, ma perchéééééé se oltre alla febbre ho anche il mal di gola devo mangiare ‘sta roba che se presa a secco sulla gola fa l’effetto della carta vetrata e se invece inzuppata dopo un nanosecondo si accascia miseramente e cade nel fondo della tazza? E forse a pensarci bene già avevo capito che forse il tè non era esattamente quello, non poteva essere ;), e magari è anche per quello che le fette biscottate (innumerevoli le ricette qui sui blog) ho iniziato a farmele da sola praticamente appena ho iniziato a cimentarmi un po’ in cucina…
Quindi insomma, superato l’enorme scoglio del tè in bustina e della fetta biscottata svenuta dentro, piano piano sono riuscita a colmare la mia lacuna mentale e capire che sì, dietro al tè doveva proprio esserci un mondo.
È l’ora del tè. I segreti della bevanda più amata al mondo dopo l’acqua
La prova provata di questo mondo è arrivata col primo vero libro sul tè che ho acquistato, e con la scoperta di Carla Massi, fra i pochi sommelier di tè in Italia, giornalista del quotidiano Il Messaggero, e responsabile del settore Medicina e Sanità. Il suo libro per Guido Tommasi Editore resta uno dei miei preferiti sull’argomento, e non solo per la romanticheria legata al fatto che sia il mio primo sull’argento, ma per il modo coinvolgente, spiritoso e diretto in cui è scritto. Quello che so sul tè l’ho imparato qui! le temperature, le teiere, le tipologie e i dosaggi. Le ricette poi, tante e varie, con il tè, e che arrivano da un sacco di posti belli, dai ristoranti alle sale da tè storiche, fino alla raccolta in coda al libro con ricette delle grandi firme, Da Barbieri a Cedroni a Fulvio Pierangelini (solo per citarne alcuni). E poi la storia, anzi le storie dietro al tè e alla tazza di tè. E infine gli indirizzi dei luoghi dove bere una buona tazza di tè. Indirizzi che sanno tanto di luoghi che l’autrice ha visitato davvero e non una raccolta di luoghi noti “e basta” (certo, la prima edizione è del 2005 quindi qualche indirizzo potrebbe essere un po’ datato ma non so come dirvi, questo rende il libro ai miei occhi ancora più affascinante…).
E’ un libro da avere se amate anche solo lontanamente il tè: è un libro da cucinare dall’inizio alla fine. e anche da leggere: è illuminante ed arricchente, senza pesare come potrebbe una trattazione noiosa e troppo tecnica (anche se di info tecniche, utili e ben spiegate, ce ne sono eccome).
Unico appunto che mi sento di fare, dovuto sicuramente alla mia grande ignoranza in fatto di preparazione del tè e grammature varie, è che in alcune ricette a base di tè (ce ne sono tante e sono tutte bellissime) non risulta molto chiara la quantità di liquido. Viene però sempre messa (quasi sempre, nel pane al Tè, che io ho puntato e che vorrei davvero fare tanto, non c’è, per esempio) la grammatura delle foglie di tè. Quindi ho pensato che dovrei forse dedurre la quantità di acqua in base alla tipologia di tè e dai grammi indicati, solo che per chi come me non è così scafato con la materia forse è un po’ meno diremo che una “spiega for dummies” con tutte le dosi di tutto. Ripeto, questo accade solo su alcune ricette, ma siccome questo è uno di quei libri che io vorrei cucinare integralmente, in un modo o nell’altro devo scovare la chiave di lettura di alcune di queste. Sappiate che se riesco a mettermi in contatto con Carla Massi e scoprire l’arcano ve lo verrò a scrivere qui aggiornando l’articolo!
Ci sono poi due cose che amo in particolare di questo libro:
- Non è di quelli divisi in una introduzione al tema (che è in effetti uno i quei tipici temi tosti da introduzione) e una sfilza di ricette, ma è composto da una serie di ricette (tante, belle) inframmezzate da e ben accordate con capitoli che spiegano vari aspetti della bevanda. ma mai troppo tecnico, mai inaccessibile, mai in cattedra. E’ un po’ come averla davanti con una tazza da tè in mano che ti spiega e ti racconta, e ogni volta che lo apro mi pento di non aver mai partecipato, quando vivevo a Roma, ad uno dei suoi corsi sul tè.
- Non ha foto! Ecco, io che sono una “da figure”, sono quella che con un’occhiata alla foto capisce la ricetta (per forza di cose, di lavoro e di abitudine), e capisce spesso anche se la foto è “finta”, ovvero una foto non realizzata per il libro ma di stock, e nonostante questo subisco un fascino incredibile per i libri che non hanno foto né particolari illustrazioni. Un po’ perché questo mi permette di immaginare, un po’ perché mi costringe a leggere davvero.
Ecco perchè ho sempre amato la collana Parole in pentola di Guido Tommasi Editore: perchè sono libri-libri, libri vintage, libri da leggere, e soprattutto ho amato che questa casa editrice, anche 15-20 anni fa, quando la fotografia a tutto campo imperversava (io mi ci rimetto coi piedi tutta eh? ;)) hanno portato avanti una sezione di libri di questo genere che secondo me sono la quintessenza della cultura culinaria.
Appunto della stessa collana è il libro di Stefano Arturi,
English Pudding. Ricette e curiosità dal raffinato universo dei dolci inglesi
E’ il secondo che ha contribuito a nutrire la mia convinzione che la cucina britannica non poteva essere liquidata con un semplice “gli inglesi mangiano male”, e che se solo intorno al tè esisteva un mondo così ricco e stratificato, allora per forza dovevo andare oltre, doveva esserci qualcosa di più.
Primissima cosa, io adoro questo libro: come è fatto, come è scritto. E’ uno di quei libri che hai da tanto e dei quali intuisci la grandezza ma che hanno bisogno di un po’ di lentezza, di attenzione, di curiosità vera e di gusto per la lettura e la cultura culinaria per essere appieno afferrati. Il tono ironico e a volte anche autoironico dell’autore nulla toglie all’impeccabilità con cui sono state scritte le ricette e la cura affinché tutti, anche chi fa la spesa in Italia, possano eseguirle.E’ uno di quei libri che mi piace leggere e che davvero, cucinerei dall’inizio alla fine (cosa che datemi un attimo di tempo ma io farò quanto è vero che mi chiamo Rossella ;))
Ho proprio bisogno di libri di questo tipo in questo periodo. Confesso di essere un po’ stanca delle foto sensazionali (ahahah fa un po’ ride’ detto da me, ma io amo le foto, siate indulgenti con la sottoscritta), e anche della fretta con cui ci si approccia ad una ricetta. Questo libro mi cura un po’, con la sua mancanza di immagini compensata egregiamente dalle parole, e soprattutto mi ha fatta innamorare, fin da subito e in tempi non sospetti (considerate che ha 17 anni) della tanto, per l’appunto, bistrattata, cucina anglosassone.
Ho smesso di associare il pudding al porridge (hai detto poco, e scusate l’ignoranza feroceee) e ho capito che la parola si riferisce non solo a dolci al cucchiaio ma in sostanza a praticamente tutto il mondo dolce britannico (almeno in una accezione che lo stesso Arturi definisce più contemporanea a e oggi più diffusa). Mi piace pensare che la parola pudding per l’Inghilterra sia come la parola gateau per la Francia…
Adoro poi le spiegazioni su origine dei dolci e leggende gastronomiche, che lasciano trapelare una profonda conoscenza della cultura culinaria inglese, e il modo così immediato dell’autore nel tramandarci le ricette, quasi noi stessi fossimo in cucina, forse proprio nella sua luminosa, disordinata e vitale cucina di Stoke Newington Church St.
Del libro mi piacciono poi le ricette stesse (forse anche per il mio amore per la cucina chiamiamola “originaria”, quella delle “Storie di cucina” anche di questo blog): ricca di burro e uova, di torte calde alla frutta, di marmellate di arance amare e trifle, di baked custard tart, e di Rice pudding.
Ora è complicato decidere con quale libro proseguire, il romanzo La cucina inglese di Miss Eliza, o il fantastico Downton Abbey. Il ricettario ufficiale, entrambi in un modo o nell’altro connessi ai libri appena citati.
Ovvero, almeno per me, il filo conduttore è stato:
- CUCINA INGLESE MAH
- PERO’ INCREDIBILE LA LORO CULTURA DEL TE’ (Carla Massi)
- PERO’ IMPOSSIBILE CHE SE HANNO UNA TALE CULTURA DEL TE’ IL RESTO DELLA LORO CULTURA GASTRONOMICA SIA COSì POVERA, FAMMI CAPIRE MEGLIO (Stefano Arturi)
- AHHHH ECCO C’E’ ASSOLUTAMENTE DELL’ALTRO (Dowton Abbey)
- ALLORA LEGGIAMOCI UN PO’ SOPRA (Annabel Abbs con “La cucina inglese di miss Eliza”)
La cucina inglese di Miss Eliza
è un romanzo ambientato in Inghilterra nel 1835 ed ispirato alla storie vera di Eliza Acton, cuoca e poetessa britannica, autrice di uno dei primi libri di cucina destinati alle famiglie intitolato Modern Cookery for Private Families, testo del1845 risultato di molti anni di ricerche incoraggiate dall’editore Longman, già editore delle poesie di Miss Acton. Molte delle ricette le furono fornite da amici e il libro divenne molto popolare, divenendo il libro di cucina di riferimento fino alla fine del secolo.
Fu all’epoca una sorta di rivoluzione rispetto ai ricettari pubblicati fino a quel momento che erano molto poco dettagliati, e per la prima volta venivano elencati con precisione ingredienti e dosi, tempi di cottura e possibili criticità di ogni ricetta. In sostanza si deve a lei la moderna impostazione dei ricettari e l’attuale modo di scrivere le ricette. Ad Elisa Acton si deve anche il primo utilizzo documentato della parola ‘spaghetti’ nella lingua inglese ❤️
Il romanzo narra la sua storia, ovvero quella di una donna inglese che sfida le regole della società dell’epoca e, complice una particolare situazione della sua famiglia e il suo grande amore per la cucina, entra fisicamente in cucina, luogo interdetto sia alle donne che alle persone di buona famiglia, e decide che le ricette sarebbero state una sua nuova personale forma di poesia dell’anima (come mi ci ritrovo! ;)).
“Di recente ho notato che la creazione poetica rispecchia quella gastronomica: la sensazione di essere profondamente viva, la concentrazione totale che ti fa esistere esclusivamente nella realtà dello sforzo fisico. Sono le stesse cose che che sento quando preparo un piatto o quando scrivo una ricetta e so che devo ricorrere a una prosa che raggiugni il massimo della perfezione”.
Tra parentesi nel libro di Stefano Arturi ci sono ben due ricette tratte da Modern Cookery for Private Families: l’Eliza Acton’s Bramleys apple sauce e l’Eliza Acton’s The daughter mincemeat pudding.
[Scusate se mi ripeto, ma amo il libro di Arturi. E’ forse quello che sceglierei se mi dicessero che di tutti quelli di cui vi sto parlando oggi posso portarne con me solo uno. E’ una sorta di “scrigno di tesori”, ed è bello perché, non so come dirlo meglio, era in un certo senso contro corrente allora (quando è stato scritto e la cucina inglese non veniva un granché considerata, almeno dal grande pubblico italiano), e lo è oggi, col suo modo per niente modaiolo, per nulla “abboccato”: mi piace la sua ricerca attraverso le ricette e la scelta delle ricette stesse, che non è ruffiano verso il lettore, eppure è totalmente indirizzato a condividere e trasmettere cultura al lettore attraverso le ricette, la loro origine e la loro storia.]
Downton Abbey. Il ricettario ufficiale
Il ricettario ufficiale di Dowton Abbey invece, bellissimo libro a mio parere come ricerca (non a caso Annie Gray è una grande storica, autrice e giornalista della gastronomia dal 1600 ad oggi), ha avuto, passatemi il termine, “vita facile” pur nella mastodontica difficoltà di confrontarsi in modo con la cucina inglese sia delle classi abbienti che meno (poi vi dico in che senso ;)) e di confrontarsi con la serie televisiva di grande successo.
Ad oggi infatti, grazie alla serie tv stessa, all’interno della quale intorno alla cucina “al piano di sotto” e alle cene “al piano di sopra” ruotano gli eventi di una famiglia aristocratica inglese dal 1912 al 1926, l’interesse per la cucina inglese è stato già sdoganato, e un libro del genere è più che mai attuale, come attuale è secondo me la curiosità per la cucina del passato, a tutti i livelli e di tutti i paesi.
Questa è una mia personale convinzione, anche quando vi parlo qui delle ricette della tradizione contadina marchigiana, e come dice la Gray stessa “Il cibo è un modo brillante per entrare nei panni delle società del passato: tutti mangiamo e le scelte che facciamo riflettono chi siamo e in cosa crediamo – e questo è vero per i georgiani come lo è per noi oggi.Esplorando ciò che è stato mangiato, e da chi, come è stato cucinato e come è stato consumato, possiamo conoscere una vasta gamma di credenze e abitudini, venendo a conoscenza di molte cose, dalla malnutrizione tra i poveri al funzionamento più intimo della casa di campagna.
Non solo, ma credo fermamente che le ricette e le tecniche del passato siano avvincenti e attuali come non lo sono mai state”.
Il libro è molto interessate e come vi dicevo, molto ben fatto.
Oltre ad essere ambientato in un periodo temporale estremamente tumultuoso (la grande guerra, l’elezione del primo governo laburista, il (parziale) successo del movimento delle Suffragette, la guerra d’indipendenza Irlandese, l’ascesa del partito nazista in Germania…) il libro mette in luce abitudini alimentari dell’epoca e cita le influenze della haute cuisine francese sul cibo dell’età edoardiana. Auguste Escoffier lavorò infatti al Carlton Hotel di Londra e nel 1903 pubblicò il suo La Guide Culinaire: il cibo francese era considerato il migliore al mondo e i ricchi assumevano nelle case cuochi francese e servivano cibo francese ogni volta che potevano (non a caso proprio nel libro della Abbs di cui sopra il super benestante – nonché scapolo attenzionato dalla madre di Miss Acton – Mr Arnott, ha alle proprie dipendenze un supponente e scostante chef francese ;)).
Le ricette che troverete in questo libro sono frutto di una ricerca e sono ricette originali pubblicate o scritte in un periodo che va dal 1875 al 1930, scelte per essere riprodotte nelle cucine moderne con l’ausilio di pochi strumenti professionali. Alcune sono comparse sullo schermo, altre sono state menzionate nella serie ed altre ancora sono state scelte perchè tipiche dell’epoca.
Non pensate a ricette particolarmente “arzigogolate” o difficili: io trovo che tutte siano assolutamente fattibili e di grande ispirazione.
Il libro di divide in due grandi categorie: la cucina del piano di sopra, ovvero quella dei signori, e quella del piano di sotto, ovvero i pasti della servitù. Non saprei quale scegliere anche se forse le mie preferenze vanno alla categoria numero due ;). Entrambe sono suddivise secondo le occasioni di consumo e nella fattispecie:
“Il piano superiore” è diviso in:
- Colazione
- Pranzo e cena informale
- Tè del pomeriggio e feste in giardino
- Picnic, battute di caccia e corse
- Il cibo delle feste
- Cena al piano superiore
“Il piano inferiore” è diviso in:
- Cena al piano inferiore
- Spuntino serale e tè
- Still Room
Il libro è così bello e insieme agli altri ha scatenato in me così tanta curiosità sull’argomento che vi lascio qui il link agli altri libri della Gray, con la convinzione che andrò avanti in questa ricerca che ho la sensazione sia solo all’inizio…
Chiudo poi questa che per me è stata una bellissima maratona sull’argomento, ma forse appunto anche l’inizio di una piccola ricerca personale, così come ho iniziato, ovvero con un libro sul tè:
Un te e una fetta di torta. Il dolce perfetto da abbinare al vostro tè
Il titolo parla chiaro: tè, torte e dolcetti da tè, e abbinamenti.
Le foto di Isobel Wield sono molto belle e gli accostamenti di sapore molto molto interessanti. C’è qualcosa di classico e molto brithis (come i Fat Rascals, gli immancabili Muffin e Scones, i Crumpets, il tradizionalissimo Fruit bread, Shortbread, Eccles cakes, Yorkshire curd Tarte…) e anche piacevoli incursioni di sapore e di luogo: barrette di avena, torte alla frutta e frangipane, financiers, vari tipi di biscotti e brownies, banana bread, fudge, torte di frutta secca, baklava e basbousa, torta bretone e macaron.
L’autrice Liz Franklin è stata food editor del magazine Good Health, oggi cuoca freelance, food writer e food stylist, fa in questo volume una ricerca tutta basata sui sapori dei dolci e sugli accostamenti, quindi le ricette che vi ho citato (soprattutto quelle meno tradizionali) non saranno mai “solo” dei browies, banana bread o fudge, ma avranno sapori caratterizzanti che si sposano benissimo con il te di volta in volta scelto.
Oltre alle parti introduttive sul tè, la raccolta, gli attrezzi del mestiere (tutto molto scorrevole e agile), il libro è diviso in 5 sezioni:
- Tè per la colazione
- Tè rilassanti
- Piacevolmente diversi
- Tè per il pomeriggio
- Tè per il dopocena
Ognuno rigorosamente abbinato al suo dolcirò perfetto.
E’ un libro perfetto per chi comincia o vuole cimentarsi in questo speciale momento per il corpo e per lo spirito e in tutte le sue sfaccettature, e vuole conoscere un po’ le tipologie di tè. Un po’ come il libro della Massi, che consiglio agli appassionati alle prime armi sull’argomento (che ne so, tipo me ;)), mentre questo lo trovo adatto da regalare ad una giovane che inizia ad amare questa deliziosa bevanda e che vuole cimentarsi in qualche assaggio e dolcetto con le amiche a casa.
Aggiungo a questa lista altri due miei libri:
Un tè al Ritz. L’arte e il piacere del tè
Un libro che amo e che ho comprato ben 10 anni fa, subito dopo Il libro della Massi e quello di Arturi.
Non ve lo recensisco qui perchè nel mettermi a costruire questo post, mi sono accorta con orrore che non lo trovo. Ne ho memoria! Sono certa di averlo sfogliato di recente ma non riesco a trovarlo!
Sarà a causa della mia enorme confusionaria libreria di cucina?
Ditemi vi prego che capita anche a voi ;)
Nell’attesa di riesumarlo vi dico però che è legato ad un sogno nel cassetto che coltivo da quando l’ho letto la prima volta, appunto 10 anni fa: andare un giorno. prendere il tè al Ritz con la mia amica Giulia Scarpaleggia, in arte Juls’ Kitchen e che voi tutti immagino già conosciate ❤️🌹
Nell’attesa di realizzare questo sogno continuo a studiare un po’ l’argomento, e nella fattispecie l’ultimo libro che vi cito è stato acquistato di recente proprio per questo motivo:
Un tè con Mr Darcy: Tutta la magia dei veri tea party inglesi a casa vostra
Confesso che non amo il titolo, che a me pare un po’ ammiccante e alla moda, ma questo libro, soprattutto nella parte relativa alle ricette (no foto, no illustrazioni) è uno di quei libri che io definisco “trasversali l’argomento”, ovvero quei libri che io acquisto una volta che ho già un po’ di conoscenza in materia di ricette e che mi servono per “fare riscontri”.
Non so come dirlo meglio, ma forse qualche volta vi ho già parlato di come lavoro alle ricette, ovvero impilando tutto quello che piò essere inerente la materia sul tavolo o accanto alla poltrona, incrociando i diversi metodi o le diverse dosi, studiando e prendendo appunti ed infine sviluppando una ricetta mia.
Ecco dunque questo non è uno dei primi libri che aprirei ma un libro che sicuramente aprirei, per lavorare alla mia “versione finale”.
Non ho mai provato alcuna ricetta, anche se mi sembrano valide, mentre per la parte iniziale vi rimando alla recensione di Barbara, Tea Sommelier e Tea Blogger, sul suo blog. Anzi vi rimando all’intero suo blog, che si chiama Viaggio intorno al tè perchè credo sia davvero molto molto interessate!
Spero davvero di esservi stata utile, anche se un po’ lunghezza a’sta botta, ma davvero l’argomento trattato è stra-ricco, e ho come l’impressione che sarà solo la prima tappa di molte.
A tale proposito, avete dei vostri libri del cuore di cucina inglese o sul tè?
Avete qualcuno di questi libri e cosa ne pensate?
Attendo con impazienza le vostre impressioni, e grazie, se mi avete seguita fin quaggiù ❤️
Emanuela Lupi
Meraviglia….ma che post bellissimo è questo! <3
Allora prima di tutto direi che rispondo alle domandine..
secondo me va benissimo (così nun te stai ad impazzì) se fai la capatina libri ogni quindici giorni, se per te non è TROPPO, altrimenti va stra bene anche una volta al mese….
L'argomento a tema è woooooowwww, ma anche il potpourri è carino… Si potrebbe fare che… Quando entri nelle case delle friends fai il potpourri, mentre quando noi veniamo da te (come in questo caso) può esserci un tema, che dici?
Ora… MI HAI LETTERALMENTE FATTA INNAMORARE DELLA CUCINA INGLESE, nonostante io non abbia la minima conoscenza al riguardo; ti dico solo che questi libri io li comprerò tutti! li hai descritti in un modo che io non ho parole per spiegare quanto mi sia piaciuto…. ti ho letta tutta d'un fiato, ma con calma e ad ogni libro la mia testolina diceva "segna Manu, segna"… Ecco.. quindi grazie per questa idea della rubrica che ti è venuta perché la sto adorando…
Ah! poi spetta… faccio una cosa..
" (…) come lavoro alle ricette, ovvero impilando tutto quello che piò essere inerente la materia sul tavolo o accanto alla poltrona, incrociando i diversi metodi o le diverse dosi, studiando e prendendo appunti ed infine sviluppando una ricetta mia." Vogliamo parlarne? poi dico ti stupisci quando ti chiedono delle collaborazioni? No dico! ….
Ecco!
Mo' vado….
Buona notte…
Grazie!
mi fai venir voglia di cucinare un sacco e bene…e con il cuore e soprattutto… PER ME!
Ti voglio bene.
Manù.
rossella
Ehiiiii Manùùù!!
A parte che nello scorso post, nella risposta al tuo commento, mi sono dimenticata di dirti CHE ANCHE IO AMO LE PERE CROCCANTI 😍😍😍, questo tuo commento di oggi per me è come un premio alla fatica di scriverlo, il post.
Insieme al premio dello stesso scrivere eh, perché per me è stato bellissimo ❤️, ho scoperto un sacco di cose e soprattutto pensavo che ti sarebbe piaciuto!
Grazie, sono felice ❤️♥️
rossella
Manù, ieri ero così contenta del tuo commento che ho perso pezzi per strada in merito a frequenza/tipologia!
Il tuo suggerimento è 🔝, e sai potrebbe essere una soluzione.
Appuntamenti monografici alternati con “potpourri” in caso di: ospitate a casa di amici; gite fuori porta mie in cui do de matto e compro due o tre libri a matto come a Milano in occasione del primo nostro appuntamento coi libri https://rossellavenezia.com/2022/02/i-libri-bellissimi-del-weekend-una-nuova-rubrica.html (occasioni in cui in effetti mi è venuta l’idea! )
Che dici?
Ah e poi a ‘sto punto chiedo anche a te come a Lucia qua sotto un ennesimo aiutino. In tema di libri sui biscotti (ehehhh), hai un titolo da suggerirmi? Così ci costruisco un articolo, anche se magari più verso l’autunno…
Emanuela Lupi
uuuuuuhhhh! acciderbolina! libri sui biscotti… mmmmmhh (oh, ma sai che cn sta rubrica sto scoprendo di essere una vera capra (alla mo’ di Sgarbi) e di non sapere/avere un’idea di nulla???????
Mo’ comunque ci penso cuore mio!
ho anche scritto sotto le ”pere” circa la tua domandina sull’altro de libro! ;)
Affermativo Rossi! monografie (da te) e potpourri (quando te chiappano i cinque minuti de matto o vai dalle friends :) ;) )…
tocca che penso ai biscotti.. Io c’ho solo il tuooooooooooooooooooooo!!! ahahaha tutto sporco tra l’altro!…
rossella
Ecco, altra cosa che amo è quando mi dite “libro sporco di cucina”, e sai una cosa? Anche la Eliza Acton del romanzo di cui parlo in questo post fa un discorso del genere sul libro che vorrebbe scrivere… un libro per la cucina è sporco di cucina! 😍
Grazieeeee
gluci77
Buongiorno cara! Rispondo prima di tutto alla tua domanda circa la frequenza di questi post “letterari”… Beh, se fosse per me dovrebbero essere giornalieri, data la mia vera e propria malattia per i libri di cucina :D Mi rendo conto però che si tratta di post piuttosto articolati e impegnativi per chi deve scriverli, quindi potresti anche rendere la rubrica mensile, così da avere a disposizione del tempo in più. Da parte nostra, potremmo anche fornirti dei suggerimenti, delle richieste in base alle nostre curiosità. Per esempio… tra le mie fisse in cucina ci sono i biscotti e uno dei miei libri preferiti è il tuo <3 , ma continuo a "puntarne" e comprarne a pacchi, spesso restando pure delusissima. Potrebbe essere un tema interessante? Venendo invece a questo post… Fino a qualche anno fa ero una patita di the e tisane. Ne compravo di tutti i tipi e adoravo concedermene una tazza lavorando nel pomeriggio. Poi ho avuto una brutta disavventura in un ristorante stellato, mi sono beccata una congestione epocale, che mi ha costretta a letto per giorni e da quel momento bere the o tisane mi è diventato sgradevole. :( peccato davvero! I titoli che consigli a riguardo però me li segno perché ho amiche davvero fissate con l'argomento e credo che apprezzerebbero molto certe chicche. Non ho confidenza con la cucina inglese, ma mi piacerebbe approfondire e il libro della Abbs è già nella mia lista dei desideri da un po'.
rossella
Lucia ciaoooo!
Eccoti, buongiorno ❤️
Aspetta fammi capire, la congestione ha modificato in sostanza la tua percezione di gradevolezza per gli infusi? Oppure ne hai dovuto bere così tanti allora che ne associ l’idea alla congestione?
Accipicchia però…
Per la risposta sulla frequenza mi hai fatta schianta’, e soprattutto AMO CHE MI FACCIATE DELLE RICHIESTE!
E poi sai una cosa? Oh, pure a me i libri sui biscotti che “gironzolano” non garbano più di tanto … a parte forse uno che potrei consigliare con la dovuta “tara zuccherina”: se tu riesci a darmi qualche titolo, anche qui in risposta così magari qualcun altro partecipa me li sbricio e ne posto una tripletta di cui tu sai uno quale sarà.. 🤪
gluci77
E’ stata la congestione in sé a compromettere la mia percezione degli infusi: è stata provocata infatti da una mini granita a base di infuso di lavanda, la quale addirittura ora mi dà una nausea feroce! SIGH! :(
Per quanto riguarda invece i titoli, ti dirò che di tutti i libri a tema specifico che possiedo ne salvo davvero pochissimi, tra i quali “Profumo di biscotti” di una certa Rossella che adesso non ricordo bene chi sia… ;P :D e “Croissant e biscotti” di Montersino. Alcune buone ricette di biscotti le ho trovate nel libro “Quello che piace a Irene” di Irene Berni, che è un piccolo gioiellino per una patita come me di torte da credenza, muffin e dolci “da forno”. Sto puntando da tempo “Cookies” di Martha Stewart, ma non mi sono mai convinta ad acquistarlo perché di sue ricette se ne trovano tante sul web… però è lì, che continua a chiamarmi…
Rossella
Eh ma qui la situazione si fa MOOOLTO INTERESSANTE!
Perché, cara mia, il libro di cui accennavo nel mio commento è proprio quello della Marthona Internazionale 😛🤪! Qui urge davvero un post. Che facciooooo? Accatto Montorsino e andiamo? Io pensavo i biscotti di recensirli in verità un po’ più verso natale però… Vistomai qualcuno pubblichi qualcosa di interessante nel frattempo, o non lo scoviamo noi nella nostra ricerca matta e disperatissima ;)
(accipicchia la questione della nausea… :()
gluci77
Beh, possiamo sempre riprendere l’argomento a Natale… nel frattempo prendiamo spunto dai consigli reciproci, sperimentiamo e ci confrontiamo in un altro post a novembre/dicembre! :)
rossella
Siiii, io intanto vado avanti con le letture, e le domande! E ovviamente DOMANDATE e mi farete felice!
(Grazie 😘)
gluci77
A te! :*
Carla
Buongiorno. Potrei consigliarti i libri suo dolci del Nationl Trust? Sono bellissimi con ricette splendide
Rossella
Ciao Carla, volevo dirti che ho acquistato quello sugli scones, ne sto parlando proprio ora sul post che sto scrivendo per domattina ;), ed è bellissimo! ne ho in lista già altri e niente, volevo proprio ringraziarti per questo bellissimo regalo che mi hai fatto!
Rossella
Carla sìììì, ma grazie!
Mi hai appena aperto un mondo. Perchè ne avevo adocchiato uno (quello sui pudding di Regula), ma non avevo mica capito che erano tutta una serie!!!
Da cosa mi consigli di iniziare? Dagli scones? (che amo ❤️)? Oppure il tè del pomeriggio? Sono già in crisi! ;)
(Oddio ma ci sono pure i crumble!!!!)
Grazie grazie grazie è proprio il genere di libro che piace a me!