Oggi niente ricetta eppure tante ricette.
Niente cucina e tutte le cucine.
Niente storia e mille storie. Se così si può dire.
Oggi mi va tanto di parlarvi di un libro fresco fresco di stampa, e della sua storia, per me, e di come è accaduto che io vi partecipassi, cucinando e fotografando alcune delle ricette in esso contenute, per LT Editore.
Si tratta del libro di Maria Pia Timo, che molti di voi conosceranno per le sue puntate culinarie su Alice TV, per la sua partecipazione al programma televisivo Bulldozer, a Quelli che… il calcio, ed ora a Zelig.
Il libro La Vespa Teresa. Ricette e storie di donne di Romagna, prende il nome dal programma culinario che Maria Pia tiene su Alice TV, ed è entrato nella mia vita in modo quasi rocambolesco.
Anzi, a dirla tutta, è entrato, io ho provato a cacciarlo dalla porta, ma lui è rientrato dalla finestra..
Questo perchè come spesso capita in questi casi i tempi del “cotto e fotografato” sono davvero molto serrati, ed io, per il periodo in cui avrei dovuto cucinare e scattare, ero già bella carica di lavoro mio in ufficio e di lavoro di fotografia…
Quindi, di primo acchito, calendario alla mano, il mio pensiero netto e razionale è stato “no, non ce la faccio”.
Nel frattempo però, cosa era successo?
Era successo che Marta, l’editor (grazie Marta, quante volte dovrò ringraziarti per averlo fatto????) mi aveva già mandato i testi. Le “ricette”, direte voi, e infatti io quelle mi aspettavo, ma per questo libro, le ricette e i testi sono un tutt’uno, quindi a me insieme ad ogni piatto mi arrivavano anche una storia, una donna, e un luogo.
Questa è stata la magia che mi ha incatenata.
Nel libro ogni ricetta è introdotta (e porta con sé) un racconto di una donna, e un luogo della Romagna.
Racconti che non solo contestualizzano il piatto come storia o aneddoto, ma a volte anche come ingredienti e procedimenti.
Ricette semplici e di casa che a me hanno fatto tanto pensare (per contiguità geografica con le mie Marche) alle mie donne di casa, a come venivano tramandate le ricette prima dell’era di internet libri e televisione, e a come fosse necessario a volte arrangiarsi in cucina con ciò che di schietto (o anche povero) questa poteva offrire (come il pollo, patate e frizai), altre volte invece valorizzare in un giorno di festa tanti ingredienti “ricchi” (ricchi come abbondanza e disponibilità rispetto alla fatica di un giorno lavorativo qualunque) insieme (come i tortelli di San Lazzaro ripieni di frutta secca e candita e serviti imbevuti nella Sapa).
Insomma questo libro che raccoglie le strainteressanti puntate (e strainteressanti ricette regionali) che Maria Pia raccoglie nel suo programma, visitando le case delle signore (le adzore) romagnole, ha toccato il mio cuore e mi ha fatta innamorare, così come mi ha fatto innamorare cucinarlo (sì, tra una crisi isterica e l’altra, ma sempre innamorata ero! ;)), e venendoci incontro il più possibile con l’editore sui tempi, è iniziata l’avventura.
Per parlarvene oggi voglio fare però una cosa.
Un esercizio di scrittura e sentimento (se il sentimento si può esercitare).
Mentre cucinavo questo libro, un po’ per la vicinanza geografica a cui accennavo sopra e per i sapori simili alle ricette di casa mia, un po’ per mia predisposizione a far volare il pensiero via, ad associare da sempre anche io ricette a cose a persone e a luoghi, mi sono venute in mente donne importanti della mia vita, e allora ho deciso di scegliere alcune delle mie foto (e delle mie ricette preferite del libro di maria Pia), e dedicarle a queste donne della mia vita, o donne che nella realizzazione di questo libro sono state vitali per me.
Esattamente come Maria Pia fa nel suo libro: una donna, un luogo, un piatto.
Poi la storia vera di tutti questi piatti, e il modo in cui realizzarli, se vi andrà, potrete trovarle nel libro stesso (La Vespa Teresa. Ricette e storie di donne di Romagna).
Queste a seguire sono “solo” le mie dediche delle strepitose ricette che ho avuto la fortuna di cucinare per Maria Pia… :).
Ancora grazie dunque a lei e a LT Editore!
L’Aurelia di Fabriano e i quadrucci coi piselli.
Mia nonna Aurelia era una grande cuoca.
Era famoso il detto che bastava che mettesse a bollire l’acqua per la pasta che quest’ultima “profumasse”. Io purtroppo non ho mai potuto assaggiare un suo piatto, perchè si è ammalata prima che nascessi (questo non mi ha impedito però di conoscere la sua forza e la sua dolcezza, elementi fondamentali nella crescita di una nipotina, forse al pari e più del buon cibo!), ma la mitologia che accompagna la sua presenza di regina in cucina credo valicherà gli anni e i secoli, attraverso i racconti di mia madre e mio padre, che passeranno per me e le mie sorelle, e poi per i nostri figli, e così di seguito…
Nonna era famosa per molti piatti (epici i piccioni ripieni, tanto per fare un esempio), tra cui i quadrucci in brodo.
Io ‘sta cosa qua dei quadrucci non la capivo. Cioè potevo intuirla, potevo sentirne l’aura nei racconti, ma l’ho potuta capire fino in fondo solo il giorno che ho cucinato e assaggiato questi che vedete in foto. Ho capito che erano loro, o quanto di più vicino una nipote che non aveva mai assaggiato direttamente potesse riprodurre.
Li ho gustati, e mi è venuto alla memoria un ricordo che non potevo avere. Una sensazione come restituita.
Ho chiesto a mamma “sono loro?” e lei ha detto “sì, li faceva così”.
Io mi sono emozionata e questo è stato il primo regalo che questo libro mi ha fatto.
L’Antonella di Lucca e lo sformato ai quattro formaggi coi crostini ai fegatini
Antonella è mia sorella, e non è esattamente di Lucca ma vive lì, o meglio nella campagna lucchese.
Mi manca da impazzire e la penso ogni giorno.
In generale per tutte, e dico tutte, le ricette del libro ho pensato “questa andrebbe bene per Anto”.
Avete presente quelle ricette di casa? Quelle che si fanno e si possono fare tutti i giorni, che ci cresci i figli, che sfamano il marito stanco al rientro dal lavoro, che puoi realizzare anche se non hai l’esatto peso e la lista completa degli ingredienti?
Eccole, sono così, e vanno tutte bene per mia sorella, così bene che io ‘sto libro gliel’ho accattato per il compleanno (sì, quel compleanno della torta di qualche giorno fa), e fra qualche giorno glielo do, ehehheh… Non vedo l’ora.
A lei (oltre al succitato pollo patate e frizai, ricetta che mi ha folgorato) dedico questo sformato con crostini ai fegatini di pollo, che fa anche tanto Toscana, no?
La Marina di Rimini e i fiori di zucca con la crema fritta e le frittelle con le erbe
Quando ho letto che per fare questa ricetta ci volevano “gli strigoli (o stridoli)”, momenti mi viene un colpo.
Provate ad immaginare: poco tempo per fare spesa cucinare fotografare postprodurre consegnare. Cercare le castagne ad aprile, cercare la lepre, cercare di imbonire macellai, cercare il castrato, cercare erbe spontanee che a Roma centro città così spontaneamente non si trovano, ma soprattutto decodificarle, queste ultime.
E poi in questo spettacolare casino, lei. Lei che solo che ti parla ti calma. E ti fa bene. E ti dice mannò vedrai che ce la fai. E se posso fare qualcosa per aiutarti…
E insomma qualcosa per aiutarmi lo ha fatto eccome: accompagnarmi nella ricerca di libri sulla cucina romagnola nella sua libreria preferita a Rimini, rispondere a messaggi sconnessi sulla filologia del taglio degli strichetti in piena notte, e spedire “direttamente dall’orto di famiglia” di strigoli e borragine, che sono arrivati a casa mia nientepopodimeno che col corriere…
Queste sono le cose che ti fanno sentire vicine le amiche. Come fossero esattamente lì, con le maniche tirate su e il grembiule addosso, a cucinare accanto a te…
La Giovanna (ancora) di Fabriano e la polenta “del Manzoni”
La Giovanna è mia mamma. Ed è di Fabriano pure lei (vabè, come me e le mie sorelle solo che noi al momento siamo un po’ sparpagliatine… ;-P).
Da lei ho imparato che tutto si può aggiustare. Che i passi vanno fatti uno alla volta (e i pensieri pure, e i nodi anche, si dipanano uno alla volta) e non bisogna mai e poi mai disperare.
La polenta che vedete in foto è per me il ricordo dell’acme degli psicodrammi legati al libro (quando ci lavoravo avevo almeno una crisi isterica al giorno, più o meno intorno alle 16, quando ti rendi conto che sei indietrissimo sul lavoro pianificato, sei già distrutta, e devi chiudere la giornata e pianificare le ultime cose della spesa del successivo).
Il corriere da Rimini (vedi “La Marina di Rimini, qui sopra ;)) se l’era presa comoda, e stava arrivando con qualche giorno di ritardo (non si sa bene quando, col risultato che le erbe sarebbero entrate in cucina un po’ avvizzite, alla migliore delle ipotesi, o all’inizio della putrefazione, alla peggiore, e che qualsiasi cosa stessi facendo avrei dovuto mollare tutto per armare altro piatto ed altro scatto, se volevo salvare il lavoro… Ovviamente sono arrivate nel momento clou di questa polenta.
Tutto ha subito un’accelerazione, e stavo girando lo stampo nel piatto (raccomandandomi a tutti i santi che avevo in Paradiso affinchè si staccasse bene e senza perdere pezzi nello stampo stesso) quando questo (insomma quello giallo che vedete in foto) mi è caduto sul tavolo.
Un piccolo “volo” di quanto, 15, 20 cm? Sapete quando qualcosa vi scivola di mano per la stanchezza? Una cosa da nulla che però con il peso della polenta dentro e quella casualità per cui lo stampo tocca il tavolo in un suo punto “strutturale”, tutto vi va in mille pezzi in un secondo.
Mezzo stampo distrutto e quasi mezza polenta distrutta.
Lacrime immediate e manine che coprono la faccia affondata dentro (perchè non solo, ad avere tempo, devi rifare la ricetta, ma in quale stampo ora che lo hai fracassato?).
Ma ecco che intervengono gli insegnamenti della Giovanna di Fabriano: non disperare mai, fai un respirone, rifletti, e prova ad aggiustare.
Separa la polenta dalle schegge di stampo (immaginate poi che fine ha fatto, la polenta in questione ;)), ricomponi come puoi lo stampo (ancora caldo, con l’attack), cerca di non incollarti le dita (più o meno…) che il pronto soccorso per scollartele oggi proprio non possiamo permettercelo, cerca di ricomporre la polenta (senza attack ;)), cerca di inquadrare stampo e polenta in modo che il disastro sia minimizzato, ed infine, che il dio di photoshop sia con te!
Grazie mammina, non sai quanto c’è di te in tutto il mio lavoro ogni giorno… :-*
La Barbara di Milano e gli strichetti col ragù di fegatini.
Beh, Barbaretta mia non è esattamente di Milano.
Cioè anche sì, ma anche un po’ francese, se vogliamo.
Ad ogni modo Barbaretta mia è di Roma, per me.
Così di Roma che Roma per me è diversa da quando c’è lei.
Avete presente ne Il Piccolo Principe
quando lui parla del senso dell’addomesticare? Dice che addomesticare è “creare legami”. Ecco, Barbara mi ha permesso, finalmente e dopo tanti anni, di addomesticare Roma. E’, lei, uno dei miei legami a questa città a volte troppo grande e difficile per me, che diventa piccola e percorribile quando ci “incontriamo a metà strada” per scambiarci “un pezzo di legno e una rotella tagliapasta antica. Per fare due chiacchiere, per raccontarci quale sarà la prossima reciproca avventura culinaria e/o fotografica, e per guardarci negli occhi e capire il detto e il non detto.
Ecco, questa foto è anche un po’ sua. Il legno è il suo, la rotella tagliapasta è la sua. E il libro, o meglio le foto di questo libro che ho scattato io, le devo anche un po’ a lei, alla sua generosità e al suo possibilismo che finisce per contagiare, ogni volta, anche me, e a convincermi a buttare il cuore oltre l’ostacolo…
Virginia @ Zucchero e zenzero
Sono senza parole, è tutto talmente bello che ho passato 10 minuti buoni a leggere e guardare per benino le foto. Sei forte Rossella, ma tanto tanto :-)
barbaraT @ pane-burro
e lo sai che io c'ho un papà che somiglia tanto alla tua mamma?
che bello questo post amica mia!
rossella
Virginia, anche io, anzi 20, di minuti… a leggere… e correggere. ora va meglio. sempre un fiume in piena ma con le virgole a posto ;)
grazie… ;)
Barbara <3 (e cmq ci saranno vari e vari motivi per cui andiamo così tanto d'accordo io e te???)
laura
Cara Rossella, che bello questo post, le sue donne, le città e i sapori!Le ho passate in rassegna come davanti a dei ritratti in cui ogni particolare da compiutezza al tutto :-D Ho sorriso alla tua mamma e alle tue sorelle, ho temuto con te al momento della rottura di quello bello stampo, ho assaggiato i tagliolini della spettacolare Aurelia, ho conosciuto un po' di più Marina e ho strizzato l'occhio alla cara Barbara e penso siate tutte belle, tutte meritevoli di questi piatti spettacolari!Brava bravissima!
Juls
che meraviglia! ogni tanto riesco ad affacciarmi di qua e mi rendo conto di quanto tutto questo mi fa bene!
devo ancora risponderti a quell'email, ma arrivo! :*
Valentina Bartolini
Innamorata. Sì, questa è la parola giusta. Innamorata delle foto, delle dediche, del modo in cui tu parli delle persone. E ovviamente dei piatti, primo fra tutti quello dei quadrucci. Me li faceva sempre mia nonna ed è come se tra le tue parole ci fosse anche lei. Meraviglioso. Tutto. <3
Grazie Rossella, ti mandò un grande bacio.
Agnese
Questo post è bellissimissimo. :*
Marina
Ho fatto un sospiro. Anzi un sospirone.
Mi sono commossa per tante delle cose che hai scritto, non solo su di me. Mi sono commossa pensando a quanto queste nonne incontrate o no riescono a viverci dentro, per le famiglie grandi e belle (anche se sparpagliate) come la tua, per le amicizie che ti sorprendono e ti fanno più ricca anche a chilometri di distanza. Mi sono commossa perché sì, sono un po' marchigiana anch'io e anche un po' romagnola e sono così felice di questo miscuglio!
Grazie Ross, con tutto il cuore
rossella
Buongiorno ragazze!
Che bello ieri leggere i vostri commenti…
Saranno il caldo o il lavoro, ma non avevo energia per rispondere subito (sarà anche che erano così belli e volevo un po' farli decantare…)..
*laura grazie!!!! Bella la "simpatia" (in senso greco, dico, del sentire insieme..), quando tu leggi me e anche quando io leggo te.. Ho un commento in sospeso per il tuo ultimo post da un paio di giorni… A proposito di decantare. Che tu e la Marina di cui sopra questi giorni mi state facendo sognare la Costa Azzurra e ricordare che da mesi ho foto e post in attesa di essere pubblicati (e cucinati!)…
Giuliettina miaaaa!!! Tu sei in perfetto tempo con la mail (vedi un po' quanto ho impiegato io a scrivertela???), e intanto queste tue comparse qui mi fanno così bene…
Valentina, no, ma dico, io e te ieri eravamo sì o no molto in sintonia????? ;-)
Agnese: quando tu commenti. E quindi io so che hai letto. Non so. Io sono tanto contenta. :)
Marina bella. Che sospiri che ho fatto anche io. E che fortuna che abbiamo avuto di conoscerci.. Ma quando ci rivediamo?? Mi manchi sai??? :-*
Anonimo
Cara Rossella,
sono iscritta al tuo blog e leggo silente ogni tuo nuovo bellissimo post.
Questa volta non riesco a non essere partecipe delle emozioni che mi hai suscitato leggendo le ricette del libro e, soprattutto, le stupende storie di donne.
Anch'io di origine marchigiana ma nata a Roma, entrambe le nonne marchigianissime, ti lascio immaginare, bravissime in cucina. Il tuo racconto mi ha lasciato una piacevole nostalgia di odori di cose buone, cura nel fare e prendersi cura, la solidarietà femminile e la gioia nella condivisione.
Grazie!
Fiore :-)
rossella
Fiore, questo commento è bello da morire. Non oso immaginare (ma forse li gusto ugualmente col pensiero!) tutti quelli "silenziosi" del passato…
Non so come ringraziarti, dalle tue parole sembra che il post abbia proprio parlato dritto al cuore (e che il cuore marchigiano sia stato lì proprio per ascoltare!), ed io ne sono davvero tanto contenta…
Ciao ciao a presto!
Simona
Boh…non so come fai, io ho appena finito di leggere e ho le lacrime agli occhi…sei bella Ross, tanto, ed è bello quello che fai per l'amore che ci metti dentro, che arriva dritto al cuore….grazie :**
opuntia43
Cara Vaniglia,
inutile dire che anche questo post è veramente bello ed accattivante sia nelle foto : "splendide" ,che nelle descrizioni e ricordi che le accompagnano.
Grazie per aver pensato alla tua nonna Aurelia ed ai suoi "quadrucci con piselli"…. devi sapere che, per un nostro capriccio e…conseguente punizione, ce li fece mangiare per una intera settimana ed,
ora, mi piacciono tanto !!!!
Grazie per l'accenno ai crostini Toscani di Anto : sono andata indietro con la memoria e per un attimo sono ritornata a Pistoia con la mia prozia Casilde con la quale,oggi- virtualmente- ,ho gustato ancora per una volta i crostini che mi preparava con la sua amica Palmirina.
Grazie per tutto quello che fai,per quello che ricordi e che dici sempre con grande cuore.
Bacio!!
momo
allora mi raccomando ( quando e se serve…) : un respirone, magari anche due, ripetersi che tutto si aggiusta, fermare le mani che tremano e anche un' Ave Maria che non guasta mai! baci
Anonimo
Ballissimo questo post. Mi ha fatto pensare alle mie di donne, e al fatto che nonostante nessuna sia stata una grande cuoca, spesso alcuni piatti o ingredienti mi fanno pensare a loro (tipo Proust…). Così anche io quando mangio gli agnolotti con il plin penso a mia nonna, che era l'unica della mia famiglia capace a fare quel "pizzico" ma non me l'ha potuto insegnare…così mi toccherà fare l'autodidatta. E nonostante io adori la cucina etnica, ligure e del sud Italia…in questi ricordi spunta fuori prepotente la "piemontesità". Elena
Valentina
mi sembra di essermi seduta a tavola a mangiare con tutte le donne di cui parli, dopo avere fatto tutte quante su giù per la cucina coi grembuiuli infarinati e insughettati. sarà che da anni vado blaterando che sicuramente nella prossima vita rinascerò romagnola, sarà che le tue foto parlano di tutto il tuo cuore, sarà che le donne della tua vita sono così belle e il sapore di te inconfondibile, sarà per questo che tutto ciò non mi sorprende, ma mi arriva come una cosa familiare, quasi un déjà vu.
p.s. non ho potuto fare ameno di notare la stoffa dell'ultima foto e la sua provenienza…;)
Luisa Ghetti
Ho messo il link al tuo Post per quanto riguarda questo libro. Grazie
The Daydreamer
Ecco, una vita che non leggo i miei blog adorati e dopo aver letto solo poche righe di questo tuo post so subito perché comunque torno sempre qui, nonostante la stanchezza, gli avvenimenti tristi, il lavoro… Una gioia per me queste tue foto, queste tue parole. Una gioia infinita poi per te che porti avanti così la tua passione per la gastronomia, le foto, la terra e le persone. Brava Rossella. Brava mille volte!
rossella
The day dreamer, che bello leggere questo tuo commento, anche per me che era una vita (o così mi pareva) che non scrivevo ai miei lettori adorati…
Hai scritto parole bellissime che nutrono il blog, e anche me stessa, in questa estate piena di lavoro e di cucina e finalmente, spero, almeno per i prossimi giorni, anche di post, o almeno un po' di più.
Un abbraccio forte.
rossella
Care tutte ragazze, grazie!
Bello leggere e rileggere anche ora questi vostri commenti caldi, accoglienti, generosi e partecipanti.
Grazie Simona e Valentina per le vostre parole che mi hanno fatto sentire vicina e mi hanno fatta commuovere; grazie Opuntia che mi hai riportato alla memoria i crostini di zia Casilde (di cui mamma mi ha parlato e riparlato e sembra come abbiano scavato un solco nella mia memoria tanto mi insegue la voglia di farli); grazie nomo e mi fai anche tanto ridere; grazie Luisa per il link e grazie Elena per le tue parole.
Ecco qua.
Ci vediamo domani, finalmente con un post che cade di lunedì…
Un abbraccio fortissimo a tutte, vado a fa' un banana bread ;-)
Marko Vulesica
Quadrucci coi piselli è un buon piatto tradizionale antico, non solo in Italia, ma in alcune parti della Dalmazia e dell’Istria.