Alè, questo post servirà a chiarire un po’ di dubbi insoluti.
A me e al mondo, sempre che “freghi”, come diceva la mia geniale prof di Urbanistica.
Tu stavi lì con l’intera aula magna che ti guardava, tu e la tua carta “al 5.000” appesa alla lavagna, totalmente esposto al pubblico ludibrio (perché “al 5.000”, come diceva lei, “gli vedi tutto, a una città”), campita il meglio che potevi dopo le tue faticosissime analisi urbane da ventenne che suda a capire la differenza tra tessuto consolidato e storico o non so cos’altro (parecchio di altro, vi giuro, in quelle carte, e che meraviglia, poi imparare a farlo, sputtanamenti in aula magna permettendo o lasciandoti cerebralmente indenne, cosa quest’ultima che a me purtroppo non è capitata :)).
Insomma tu stavi lì e brancicavi qualcosa ad alta voce, o meglio con una voce che avrebbe dovuto essere alta quanto basta, in un’aula così grande e così piena, ma che subiva simpatiche oscillazioni quando dicevi qualcosa di cui non eri assolutamente convinto, e lei, donna tosta e ammirata e tutta di un pezzo e appassionata e severa al tempo stesso, se ti andava bene diceva “non frega”, alle tue osservazioni urbane, se ti andava un po’ peggio ti gridava “non frega!”, se ti andava del tutto male ti passava per le armi lìperlì, davanti a tutti, ma giuro che imparavi, ohssì se imparavi, e vedi come lo capivi quel rapporto carta-città e viceversa e come imparavi ad amarle entrambe, le carte (di carta, belle puzzolenti di acido che ora solo se fai i biscotti all’ammoniaca del librino qua in alto a destra puoi avere delle rimembranze olfattive – e poi dicono che il Profumo di biscotti
non è evocativo! ;-)), e la città… Un amore che non ti avrebbe più lasciato (dopo tanta strizza… :)).
Dunque, dicevamo!
Questo post per fugare brevemente (e chi mi crede più, al “brevemente” :-P) un paio di quesiti (se FREGA ;-)):
Chi era questo signor Cappelli e cosa c’entra con questo grano (a cui devo dire sta un gran bene tale nome, tutti ce lo immaginiamo con dei bei baffi a manubrio, ‘sto grano, o ‘sto senatore), e perché io non vado matta per gli impasti senza impasto (pur amandone alla follìa il risultato culinario finale).
Procedo con ordine, e VI GIURO sarò breve.
Se “non frega”, saltare direttamente (che ormai mi rendo conto tanto direttamente non è più) alla ricetta in calce. Io vi assicuro posso capire…
Allora, il grano duro Senatore Cappelli.
Si tratta di una varietà di semola di grano duro che deve il suo nome all’omonimo senatore abruzzese, promotore agli inizi del ‘900 della riforma agraria che portò alla distinzione tra grani duri e teneri.
Raffaele Cappelli, infatti, marchese e Senatore del regno d’Italia negli ultimi anni dell’Ottocento, aveva avviato le trasformazioni agrarie in Puglia e sostenuto l’opera del genetista Nazareno Strampelli nella sua attività mettendogli a disposizione campi sperimentali, laboratori,e risorse, per ottenere varietà maggiormente produttive e resistenti alle malattie.
Questo grano viene coltivato in particolare nel Meridione d’Italia (Basilicata, Calabria, Puglia e Sardegna), e si contraddistingue per il profumo intenso, il sapore deciso e per le spighe alte oltre un metro e mezzo (cosa che mi ha sempre affascinato, io lo chiamo “il grano alto come me” ;)) che terminano con inconfondibili baffi neri (ecco vedi che tanto lontana con l’immaginazione none ro andata? :)).
E’ particolarmente resistente ai climi secchi è considerato il re dei grani duri italiani.
Ora, si dà il caso, che io abbia ricevuto in dono, qualche tempo fa, dal Molino Rossetto, insieme alla farina di Kamut di cui vi ho parlato un paio di post fa, anche un bel pacco di Farina integrale di grano duro Cappelli macinata a pietra, e che, per testarla, abbia deciso di provare, con qualche piccola modifica, una ricetta di uno dei miei libri di panificazione preferiti (uno dei tanti, sarebbe il caso di dire).
La questione qui si fa ardua.
Perchè il libro di cui parlo è quello dell’ormai famosissimo Jim Lahey, ovvero Pane senza impasto. Un metodo semplice e rivoluzionario .
Vi assicuro che avremmo modo di parlare approfonditamente del suo metodo, ispirat, come lui dice, alla panificazione dei tempi antichi, e del quale l’espetto che maggiormente viene messo in evidenza è il “non impastare”.
A una come me, che invece impastare piace da morire, l’idea di fare una pagnotta mescolandola con un cucchiaio di legno sinceramente non ha mai allettato molto, ma i risultati che ho visto prima in rete (a cominciare dal video che trovate nell’articolo del Corriere dell Sera che vi ho messo sopra), e poi a casa mia (ricordate il pane in cocotte di qualche tempo fa? beh, è lui, e nel mio post lincato trovate altre info e riferimenti), quelli sì.
E allora ho cominciato ad interrogarmi.
La questione (anche se ovviamente complementare) non è solo il senza impasto, la questione è il poco lievito, insieme all’alta idratazione, insieme alla lunga lievitazione.
Ecco, due-tre parolette in più rendono meglio merito alla cosa, secondo me.
Anzi, due-tre parolette non bastano, ma come vi accennavo, avremmo modo di parlare meglio di questa tecnica.
Per ora, se volete fare una prova di pane basico, lo trovate appunto qui, mentre per una focaccia, bene, quella di oggi fa al caso nostro. Si tratta di una via revisitazione con lievito madre e farina integrale di Grano Duro Senatore Cappelli di quella alle patate contenuta nel libro.
Per essere una prima prova non mi pare malaccio! :)
Poi continueremo a parlarne, di farine e di pane e di cose così, che a me piace tanto e tanto c’è da dire e scoprire e imparare (almeno nel mio caso!).
focaccia con farina integrale di grano duro Senatore Cappelli, patate e salvia
ingredienti
150 g patate gialle sbucciate tagliate in pezzi da 2 cm
500 g (abbondanti) acqua fredda
500 g farina integrale di grano duro Senatore Cappelli
100 g pasta madre
4 g zucchero
6 g sale (o circa 3 g di sale fino e 3 g di sale grosso)
50 g olio extravergine d’oliva
un mazzetto di foglia di salvia
Mettere le patate e l’acqua in una casseruola, coprire, e portare a ebollizione a fuoco alto, cuocendole fino a che non risultano cedevoli alla forchetta ma non sfatte.
Frullare le patate con metà della loro acqua di cottura fino ad ottenere una purea. Lasciar intiepidire fino a circa 50 °C.
Sciogliere la pasta madre nella restante metà dell’acqua, poi aggiungerla alla farina con lo zucchero, la metà del sale (fino) e la metà dell’olio, e la purea di patate, e la salvia tritata finemente al coltello. Mescolare rapidamente e lasciar riposare 5-6 ore o finchè l’impasto è più che raddoppiato di volume.
Aiutandosi con una spatola e con poca farina (perchè l’impasto si presenta piuttosto appiccicoso) distendere l’impasto in una teglia circa 30 x 40 cm ben unta di olio o ancora maglio foderata di carta da forno.
Cospargere con il resto dell’olio e del sale (grosso a piacere), praticarvi delle fossette con i polpastrelli e lasciar lievitare ancora due o tre ore o fino al raddoppio.
Cuocere in forno già caldo a 200 °C per 30-40 minuti (spostare la teglia molto delicatamente, l’impasto è piuttosto instabile e gli urti ne provocherebbero il collasso).
Sfornare una volta tiepida e gustare.
barbaraT @ pane-burro
FREGA! eccome se frega!! :-)
(e per poco non pubblicavo pure io oggi una ricetta con farina del Molino di cui sopra..)
barbaraT @ pane-burro
p.s.
sto ancora ridendo immaginadomi la tua prof che grida "non frega!" (che nella mia immaginaizone è una tipa un po' androgina, magrissima, con capello assolutamente informe e occhiali, grandi.. forse tondi.. )
rossella
No, vabbè, stiamo alla resa dei conti io e te: giusto ieri stavo riflettendo di un certa ricetta da postare con un mio carissimo vecchissimo amico (andavamo a scuola media insieme) che produce BIRRA….
rossella
androgina ma scicchissima. biondo cenere a onda con bei fermagli. e occhiali, tondi ma colorati (non troppo) e con la "puntina" di lato…
tiggiuro chic da morire, lei, e cazzuta come un uomo..
(ehm mi sa che 'sti giorni ho finito il bonus-parolacce-blog)
Virginia @ Zucchero e zenzero
Rido sotto ai baffi perchè nel periodo universitario ci sono ancora e, arrivata a questo punto, nonostante gli "spettatori" siano sempre meno la paura della figuraccia è sempre dietro l'angolo… Cose che vorresti ancora le lavagne staccate dal muro per trovare un angolino di solitudine :-)
La farina del senatore è stata una scoperta recente, al salone del gusto. Ne ho comprato qualche pacchettino e me ne sono innamorata! Sugli impasti senza impasto la penso come te… La focaccia è bella e di sicuro buona, ma tu ormai sei una maga degli impasti ;-)
Virginia @ Zucchero e zenzero
Uh, mi sono dimenticata di dirti che la stoffa è bellizzzzimaaa! ;-)
rossella
Vecchissimo (ma ancora nuovissimo) canovaccio spinato di mia mamma che è finito (giuro accidentalmente ma per la mia contentezza) nel mio ultimo TRASBORDO props (perchè ormai io nella valigia metto un indumento e mezzo e null'altro che non siano piatti posate canovacci e tovaglie) e che non ho potuto fare a meno di usare <3
maria galetto
Ma una versione senza pasta madre c'è l'hai? Ti sarei grata…
Violasmiao
rossella
Graaaande Maria!
Sono grata io a te perché mi hai fatto questa domanda qui e non si IG, o altri social…
Sono contenta infatti di rispondere ovunque ma altrove, rispetto al blog, le risposte vanno "disperse" più facilmente mentre qui rimangono visibili per tutte le altre persone che capiteranno su questa ricetta anche tra un anno, per esempio.
Allora, veniamo a noi! Per la versione del libro, che prevede lievito secco attivo (che io interpreterei come lievito di birra disidratato, dimmi tu se ti pare plausibile), usane di questo due cucchiaini e mezzo, aggiungilo direttamente alla farina e versa l'acqua tutta insieme al composto degli ingredienti.
Poi riduci la prima lievitazione a 2-3 ore e la seconda a 45'-1 ora.
Poi mi dici come viene???? :)
Elisa Betta
Mi viene da ridere se penso che anch'io me l'ero sempre immaginato così 'sto senatore… baffi neri alla francese e cappello di paglia!! Però ignoravo quale fosse la vera ragione della sua notorietà (sotto sotto ci speravo che fosse il cappello…) Scherzi a parte, grazie della illuminante lezione! :-)
P.S. nota tecnica: la dose d'acqua va divisa a metà, una parte per cuocere le patate e una per sciogliere il lievito, o ho capito male?
rossella
No, tu hai capito benissimo, ed io ho scritto da cani. Appena corretto, almeno diciamo "aggiustato"… Speriamo di non aver peggiorato al situazione! ;)
Per chi volesse farla nella versione col lievito di birra disidratato che raccontavo nel commento in risposta a Maria, ovviamente l'acqua non va divisa ma tutta frullata insieme alla patate, e poi aggiunta al resto degli ingredienti secchi!
ciao ciao a grazie!!!
Anonimo
Io ancora rido al 'vi giuro sarò breve!' :))) sei un mito Ross!!!
Mi incuriosiscono tanto questi impasti senza lievito, devo provare! grazie! (Per le ricette ma anche per tutta l'energia che trasmetti ;))
Simona
rossella
Oddìo forse sarebbe meglio dire "impasti senza lievito", e ho anche riletto il post, che non su sa mai come scrivo… Ma pare che si capisca. Sì???
Grazie grazie grazie Simona per questo tuo commento e per l'energia che rilanci!!! :*
Buona giornata :)
Anonimo
Oddio ho scritto senza lievito!!! Vedi??? Mi hai contagiato!����buonissima giornata Ross
Simona
rossella
Molto male, molto, molto ma mooolto male!!! ;)
Francesca Cimarelli
E' da tanto che quel libro è fermo nel mio carrello di amazon. Lo tolgo per fare altri ordini, ce lo rimetto subito dopo. Non so cosa stia aspettando a comprarlo, ma si sa…comprare un libro di cucina te lo devi sentire, lo devi volere, devi essere in quella pazza ricerca di ispirazione su quel tema lì…devi fare spazio in casa senza che lui si accorga che un altro libro si aggiunge allo scaffale,ecc….sono tante le cose ce mi hanno frenato fino a questo post.
Ora, dopo aver letto e assaporato virtualmente il tuo post, non mi resta che cliccare su acqsuista! Se vaniglia lo consiglia allora siamo a cavallo! ;-)
Gianbumbi
Per me, che il tuo pane senza impasto lo faccio (con soddisfazione) una volta a settimana, questa ricetta casca a fagiolo…
anita