Vi avevo promesso mandorle e invece ecco una specie di pagnotta…
Ma le mandorle arrivano, arrivano e pure presto, ed io, che sto sul limite della sussistenza del postaggio, oggi ho voluto mettervi una ricetta che a me è arrivata come per caso, qualche giorno fa insieme ad uno scatolone di ingredienti inviatomi da testare da una conosciuta azienda produttrice di farine.
Non si tratta al momento di una collaborazione come magari è capitato in altri casi, ma una vera e propria richiesta di conoscenza reciproca, che abbiamo deciso di fare attraverso una prova prodotti senza nessunissimo impegno (mi sono infatti permessa di mettere il link, ma per dare a voi riferimenti maggiori sulla questione, per raccontarvi…).
Insomma fatto sta che mi arriva questo scatolone di farine (cioè, come si fa a dire di no a delle farine? ;-P), che ad un primo sguardo, aperto, mi atterrisce, perché la metà sono farine e la metà preparati.
Quindi appunto prima reazione panico e sgomento: guardo la farina, guardo il frigo (chiuso, ma che nella mia mente vedo aperto e contenente l’amato lievito madre), riguardo la farina, riguardo i pacchi contenenti i preparati (quelli da panificazione, in sostanza), riguardo e ripenso al frigo e penso “e come faccio?”, “come faccio a testarla, io son mica capace?”.
Sì perché in effetti io non ho mai usato dei preparati, quindi immaginate come potevo sentirmi a pensare di impastare un pane aggiungendo acqua e farina ed ottenendo una cosa lievitata ed alveolata!
La cosa quindi è stata in un primo momento fatta decantare usando le altre meravigliose farine del pacco (cose semplici, chessò, una 00, farine tradizionali), e buttando un occhietto intanto al preparato al kamut che un po’ mi ammiccava e un po’ mi terrorizzava.
Poi, un giorno, all’improvviso, l’illuminazione, che come spesso accade viene da una teglia (come spesso accade ai matti, direte voi). Guardo ‘sta teglia a ciambella ma un po’ “rustica”, diciamo, e penso “l’ho comprata, questa, ma mica mai usata ancora, avrà forse ragione Monsieur Patou?”.
L’istinto di volerla avere io, la “ragione”, la consapevolezza di essere senza cena, la penuria di ingredienti freschi in casa se non questi pomodorini qua sotto, la velocità con cui sono portata a prendere le decisioni ultimamente e soprattutto la drammatica mancanza di tempo hanno di fatto scavalcato qualsiasi mio timore nell’utilizzo degli ingredienti nuovi appena arrivati e mi sono ritrovata come telecomandata con il pacco di preparato per pizza al kamut in mano, la ciotola per impastare davanti, il bricchetto graduato dell’acqua e la mia vocina (quella che a volte è incoraggiante, altre è, come dire, imponente ( ? nel senso che impone)) che diceva “Daje Rosse’, e metti st’acqua e impasta senza farla tanto lunga, no?”.
Alla fine della fiera, incredula di tanta facilità, seguo le istruzioni riportate nel retro aggiungo acqua impasto e cerco di non guardare cosa succede per mezz’ora un’ora.
Poi lavo i pomodorini e accendo il forno.
Caccio fuori il mitico origano di nonna, e l’olio buono e con quest’ultimo e poca acqua (in parti uguali), preparo sbattendo con una forchetta un’emulsione.
Tiro fuori l’impasto lievitato e ci formo una ciambella, la adagio nella teglia oliata, spennello il tutto con l’emulsione di olio e acqua, aggiungo un pizzico di sale e generoso origano, pigio tutti i pomodorini che il frigo è stato in grado di offrire nella pasta, schiaffo tutto in forno sui 200 °C o alla temperatura indicata sulla confezione.
Continuo a non avere il coraggio di guardare, eppure, dopo una mezz’oretta, esce dal forno quello che vedete, dorata, fragrante.
Annuso, incredula, cospargo ancora calda di ricotta secca grattugiata e qualche fogliolina verde (va bene la maggiorata, va bene il basilico, va bene anche nulla a dire il vero), vado raggiante da Monsieur Patou: Ho fatto la focaccia al Kamut con il preparato! (io, che due giorni prima spennellavo di Grand Marnier i panettoni “di prova” del libro nuovo lievitati in totale un paio di giorni e mezzo!).
Ho scoperto che so anche fare le focacce istantanee, ho scoperto, e che in cucina bisogna lanciarsi, che può essere divertente, utile, salvifico avere un aiutino.
Che è bello un giorno fare le cose in un attimo e il giorno dopo decidere per un lievitato che impiega ore e ore e ore.
Che possiamo scegliere. Sempre.
barbaraT @ pane-burro
mi è sembrato di vederti!!
senti ma a una nota assassina di lievito madre che non sono altro, non glielo passeresti un mezzo pacco di 'sta farina miracolosa??
Francesca
la ricetta la leggo dopo…adesso sbavo sulle foto <3
Arianna Frasca
Bellissima la tua storia ^^ avrei fatto lo stesso in verità davanti a quei preparati :-P
Ma la ciambella è super ^^
Babs
oh come ti capisco :) ogni tanto pure io scelgo la salvezza del prodotto che aiuta. eh…. che siamo mai, mica talabane!
:)))))
senti ma….va bene la maggiorata, va bene il basilico, va bene anche nulla a dire il vero…. sicura che vada bene la maggiorata? perchè magari la maggiorana si offende. E pure quella che maggiorata non è!
scusaaaaaaaaaaaaaaaa ma mi faceva troppo ridere questa cosa! un bacio Ross :)
Valentina
Le ultime righe di questo post sono un condensato di verità cara Rossella. :)
E l'aspetto della ciambella è fantastico!
Io però attendo i capolavori lievitati per due giorni, eh! ;)
P.S. Ho sempre letto i tuoi post la mattina sul bus, ma oggi ho scoperto che è bello leggerli anche dopo cena stanca morta e sbracata sul letto! :D Kiss
barbaraT @ pane-burro
p.s. tardivo post riflessivo…
è verissimo. possiamo scegliere. sempre.
a volte, però, è necessario un aiutino.. :-*
rossella
Ehi pupeeee!!
sì che è utile avere una farina così!
Utile, miracolosa, per una come me anche sorprendente.
E' bello poter scegliere, anche al contrario, cioè dal complesso al semplice.
Sa di libertà ;)
*Babs: come non è maggiorana????
Quella sopra fresca nella prima foto!
Mi dirai che è ridondante (ed in effetti ho scritto"pure niente" ;)), ma è proprio lei! :D
panelibrietnuvole
Questo post mi sarà utile, credo. Perchè anche io non amo le scorciatoie, guardo i "preparati per" come se fossero il demonio e, ingenerale, sono sempre parecchio rigida.
E invece è vero che possiamo scegliere di fare un giorno in un modo e il giorno successivo in un altro, adattandoci ai tempi di vita, all'umore e alle altre mille variabili che costellano le nostre giornate.
E' molto più rilassante, e sicuramente anche più efficace.
E poi, via…'sta focaccia fa troppa gola! :-)
Alice
callilli
Parole sante. ……! E la spesa a km zero , e la pasta madre , le lunghe lievitazioni……il tempo che spesso manca , gli impegni che si accavallano……
Spesso queste scorciatoie sono provvidenziali…..!!!
Baci, baci. ….baci
Carolina del
rossella
Io, *Alice, ho scoperto di essere rigida anche se pensavo di non esserlo assolutamente!
Ma a volte è proprio questo "il regalo"! Ti arriva una farina speciale in dono, e tu a quel punto ti cimenti, un po' come quando apri il cassettone biologico, che non sai cosa c'è dentro, e cucini inventando!
Carolina, sìì!! Io credo che in cucina sia importante "fare tutto", e, certo, scegliere a propria immagine e somiglianza. Ma senza paletti. A me piace l'idea…
Sabrina
e alè!!! è umana anche Vaniglia :-D
rossella
ahahhahah, ahahhaha!!!
Sì… :*
Iulia Lampone
Questa focaccia sembra buonissima! Non mi sono mai cimentata ma vorrei provare con questa ricetta!
un caro saluto :)
rossella
Un caro saluto anche a te!
E fammi sapere.. :D
Marta
Fantastica! Mi sembra quasi di vederti, indecisa tra il preparato e la farina 'vera' :D
Questo focaccione è bellissimo, poi approvo lo stampo ;) ne ho appena preso uno simile d un mercatino dell'usato e non vedo l'ora di provarlo!
Ah… e aspetto la ricetta con la farina di kamut, che adoro ;)
Ciao! Marta