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Vaniglia — Storie di cucina

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cuculicchi

1 Dicembre 2009 Dolcetti e biscotti


La pizza sì, ‘o cùculo, ci piaceva un sacco, perchè alta e soffice.

Ma per i nostri palati di bambine era sempre un po’ troppo carica di sapori: le cipolle, le alici, ….
Per noi andava bene la versione più semplice al pomodoro, da mangiare con calma. Ricordo le voci forti degli uomini di casa, di mio nonno, in una lingua per noi così difficile, parlata dai miei zii con disinvoltura, e da mio padre anche, che in genere sentivo esprimersi sempre solo in perfetto italiano, e che ogni tanto traduceva qualche parola per noi.

Per il resto io e mia sorella confabulavamo, in un sottovoce facilitato dai suoni della cucina, aspettando impazienti la parte finale della cena, quella del dolce, in cui la rimanenza del cuculo si trasforma in minicuculi dolci, i cuculicchi appunto, semplicemente pezzetti di pasta di pane fritti in olio d’oliva, asciugati con carta da cucina, passati nello zucchero e serviti con vincotto, così denso, così grumoso che non voleva scendere dalla bottiglia.

Altro sapore troppo forte di una terra che ci parlava ad alta voce, spaventandoci sempre un po’ per la sua diversità, per la incomprensibilità di allora.

Tutto quello che adesso mi fa pensare al Sud, con grande fascino e attenzione.

Questi in foto sono stati cucinati da me con grande cura; il vincotto, di qualità, di uve Negroamaro e Malvasia invecchiato in botti di rovere. La farina biologica, il lievito pure.

Buonissimi.
Ma niente a che vedere con quelli di nonna, niente che mi restituisca quella strana sensazione di confusione, di timore, di sazietà, di segreto, di impazienza.
__

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Categories: Dolcetti e biscotti Tags: mamme nonne zie suocere sorelle, _cose panose

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Interazioni con il lettore

21 Commenti

  1. Fra

    1 Dicembre 2009 at 13:17

    è difficile replicare quei sapori legati ai nonni e all'infanzia. Anche se vengono buone le ticette dei ricordi non saranno mai esattamente uguali.
    Però questi cuculicchi sembrano davvero golosi, credo che siano molto simili a quelle che da me vengono chiamate zeppole (mio papà è di benevento)
    un bacione
    fra

    Rispondi
  2. Alem

    1 Dicembre 2009 at 13:31

    che bel post!!!

    Rispondi
  3. Carolina

    1 Dicembre 2009 at 14:07

    Capita anche a me di cercare quei sapori dell'infanzia che magari sono andati perduti… Però mi rendo conto spesso che non è per niente facile riprodurli. Credo che sia un processo (quello della ricerca) tipico di ognuno di noi. Noto spesso che mia mamma e le sue sorelle cercano di replicare i sapori della nonna in una ricerca ostinata e interminabile… Ne sentono un profondo bisogno…

    Da quale zona provengono questi "cuculicchi"?
    Ah, stasera mi dedico alla tua "composta di pere e spezie". Ti farò sapere… :)
    Un abbraccio.

    Rispondi
  4. callilli

    1 Dicembre 2009 at 15:04

    Complimenti per il tuo modo di approcciarti alla cucina, per scegliere preferibilmente alimenti bio, per le tue ricettine semplici ma d'effetto, per il tuo amore per la tradizione e per la natura e per le tue bellissime foto…
    Brava, continua cosi'…

    Rispondi
  5. manu e silvia

    1 Dicembre 2009 at 15:51

    Che bello questo racconto! già immaginiamo voi due sorelline che con occhi attenti carpite ogni particolare!
    buonissimi anch equesti panetti: dolcetti semplic, come quelli di una volta…ma dal sapore unico e che sà di casa!!
    un bacione

    Rispondi
  6. rossella

    1 Dicembre 2009 at 18:09

    ciau!!!
    che carine che siete tutte….
    a vedermi "da fuori", dal blog, sembro un pochimo romantico-malinconica… eppure sono piuttosto allegra in questi giorni (infondo si vece dalla rotondità de 'sti cosetti fritti, no?)

    *carolina: lucania, nella fattispecie melfi, il posto da cui vengono gli strepitosi calzoncelli…. ;)

    *callilli: ….grazie (mi fanno nene queste cose, sai? :)

    Rispondi
  7. dada

    1 Dicembre 2009 at 22:43

    Che sensazioni che vivevi, sembra di vedervi ;-)A volte mi dico che i sapori o il loro ricordo sono molto legati allo stato d'animo e alle cirscostanze. Non so' quanto si possa solo fisicamente ritrovare.
    Ecco il vincotto non l'ho mai usato (perché mai trovato?) e in questi biscotti ha un fascino misterioso incredibile

    Rispondi
  8. Wennycara

    2 Dicembre 2009 at 08:42

    Che nome simpatico hanno questi dolcetti!
    Molto bella la tua introduzione, l'ho letta con grande piacere. Continua così cara :)
    un abbraccio di buona giornata,

    wenny

    Rispondi
  9. Paola

    2 Dicembre 2009 at 11:42

    che meraviglia! non li conosco ma sono davvero invitanti!! e poi gli antichi sapori sono ancora più buoni perchè ricchi di ricordi…

    Rispondi
  10. Juls

    2 Dicembre 2009 at 12:55

    GUarda, con me sfondi una porta aperta in merito a ricordi che danno un saporre al cibo…
    per me è così la fettina al pomodoro, per quanto la faccia e la rifaccia non ha mai il sapore di quella che faceva nonno, era lui, il suo tegamino, l'aria di San Gimignano!
    Insomma, questi cuculicchi mi piacciono e adoro il tuo modo di raccontare!
    un abcio

    Rispondi
  11. stefi

    2 Dicembre 2009 at 14:02

    Capita a tutti di ricercare nel passato dell'infanzia sapori che rimangono impressi nella memoria e che comunque non si riesce a riprodurre, ma questi cuculicchi sono veramente libidinosi!!!!!!

    Rispondi
  12. ilcucchiaiodoro

    2 Dicembre 2009 at 14:08

    Originaria del sud non posso che rivivere quello che racconti… non sono mai stata amante del vino anche cotto che sia e quindi i tuoi "cuculicchi" da noi chiamati diversamente li mangiavo semplicemente con lo zucchero! Bel post complimenti

    Rispondi
  13. rossella

    2 Dicembre 2009 at 22:50

    *dada: in italia da castroni, l'unico posto in cui lo abbia trovato finora, quantomeno non fatto in casa… certo in puglia, basilicata e dintorni deve essere molto più diffuso…. (traparentesi, la lista della spesa qui http://vanigliacooking.blogspot.com/2009/03/lista-della-spesa.html, ovvero dove trovare cosa in girò qua e là… la devo aggiornare a seguito di un paio di illuminanti ultime dritte – vedi ultimi commenti, anzi se hai qualche posto da segnalare in quel di france, sono tutta orecchie… :))

    eh, *wenny, ci sono cose che mentre scrivo penso che mi piacerebbe che tu le leggessi, tipo questa! ;)
    grazie….

    *paola: e poi sono così semplici e immediati…

    *juls: non vorrei sbagliarmi, ma mi sa che questi cosetti provengono da nostre origini comuni… o no?

    *stefi: ah, concordo pienamente!!!

    *il cucchiaio d'oro: lo sai anche io?? eppure per rifarli l'ho cercato come una matta… e quando l'ho trovato mi pareva di avere in mano chissà quale tesoro…

    Rispondi
  14. rossella

    2 Dicembre 2009 at 23:18

    *dada2: anzi, c'ho pensato su e ho messo un collegamento diretto alla lista della spesa sotto l'archivio… forse ci lavoro un po' e rendo la scritta più presentabile… non so, ma intanto il link funziona!
    ciao!

    Rispondi
  15. altheaofficinalis

    3 Dicembre 2009 at 08:14

    i cuculicchi: pezzi di impasto buttati nell'olio. Senza una forma, così irregolari e pieni di zucchero..
    dopo aver infornato le teglie di pizza sono d'obbligo!
    =)

    Rispondi
  16. chiaraluce

    9 Dicembre 2009 at 14:23

    che bello questo post! che vaniglia morbida….lenta lenta…

    Rispondi
  17. rossella

    9 Dicembre 2009 at 21:29

    *altheaofficinalis: sì, esatto, obbligatori!

    *chiaraluce: era un momento strano… molto "scoperto"!

    Rispondi
  18. mina

    18 Dicembre 2009 at 10:10

    anche mia madre era lucana peccatro che non ho mai prestato molta attenzione alle sue ricette ma copierò le tue grazie.mina

    Rispondi
  19. rossella

    20 Dicembre 2009 at 23:37

    *mina, spero molto di esserti d'aiuto, allora.
    sai, a volte credo anche io di trascurare le ricette delle mie origini, di non prestare abbastanza attenzione a fonti importanti e da "tutelare"… ;)

    Rispondi
  20. Luck®

    20 Gennaio 2011 at 02:12

    Amico,

    io non parlo italiano, anche se i miei bisnonni, sí!

    Qui in Brasile, la mia famiglia Cuculo è salato, fritto dei proventi del olio ed è pari a fogazza. Questa informazione è stata passata a mia nonna e mia madre… Poi mia madre mi ha insegnato.

    Sapete di qualche parte in Italia c'è questa tradizione e qual è la sua origine?

    Grazie!

    Rispondi
  21. rossella

    21 Gennaio 2011 at 23:10

    *luck: qui in Italia, a Sud, si usa anche nella versione salata, da condire con passata di pomodoro!!!
    Grazie per aver scritto in italiano… :)

    Rispondi

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