Ecco qua, dopo aver cincischiato abbastanza con i layout di blogspot, dopo aver rovistato nel passato, indagato in famiglia, assoldato una (anzi due!) sorella(e!), pasticciato col forno e con la macchina fotografica, ma soprattutto dopo aver attentamente intervistato nonna, penso di poter rompere gli indugi, e “aprire i battenti”, ovvero sì, ufficialmente provare ad inaugurare il blog.
Una spintarella, inconsapevolmente, me l’ha data Sigrid con il suo concorso, cui non spero minimamente di vincere, ma al quale voglio proprio partecipare, appunto, per rompere il ghiacchio, e perchè mi sembra un’idea bellissima, quella di raccontare una ricetta legata all’infanzia, anche perchè questo blog avrà molti debiti con i sapori della mia infanzia, in qualche modo…..
La ricetta è più unica che rara, anche se per me i calzoncelli sono quanto di più normale (nel campo dello straordinario, ndr) mangiare al mondo, perchè la nonna ci ha tirato su un cospicuo numero di figli ma soprattutto nipoti, producendone in quantità monumentali (la sua ricetta inizia così: “prendi un kg di mandorle…..”). Si tratta dei CALZONCELLI DI MELFI, e non sto parlando della ricetta dei calzoncelli che si può trovare facilmente in rete, quelli fritti alle castagne (per esempio qui), ma proprio quelli di nonna mia, ovvero quelli che si fanno a melfi, da un’antichissima ricetta lucana (e non ho ancora ben scoperto se e dove si usano fare in altri posti)!
Allora, bando alle ciancie, ecco la ricetta (dosi ridotte, per inciso…..;-)).
Ingredienti per il ripieno:
400 g. di mandorle pelate tostate e tritate
320 g. di zucchero
320 g. di cioccolato fondente
Per la sfoglia:
560 g. di farina tipo 00
100 g. di zucchero
1/2 bicchiere di olio d’oliva (scarso)
1 bicchiere di vino bianco (scarso)
2 uova
Dunque, le dosi sono precise al milligrammo (io ho fatto il 40% della ricetta di nonna, voi fate la metà della mia!!!! sono invasa da un quantitativo immane di ripieno, anche se devo dire che è una sensazione splendida).
Amalgamare gli ingredienti del ripieno, in questo modo: tritate con un cutter mandorle tostate, zucchero e cioccolato fondente precedentemente frantumato (io ho un cutter piccolissimo, ci ho messo più di un’ora a tritare tutto! ;-)); Impastate quelli per la sfoglia (nonna ha detto con il “vino caldo”), formando una palla morbida.
Stendere la sfoglia sottilissima (ci vuole quella macchinetta con la manovella per tirare la sfoglia, il kitchen aid ha un pezzo speciale apposta per fare questo :-), io ho fatto con il mattarello, e il risultato si vede (quelli di nonna non sono sottilissimi, sono TRASPARENTI!).
Poi tagliare la sfoglia con la rotella per i ravioli in quadrati di 5-6 cm di lato, e riporre sulla superficie di ogni quadratino piccole noci di ripieno.
n.b. il ripieno deve essere tritato “al limite”, ovvero, fino al punto di diventare una crema, (io ne facevo dei salametti che disponevo sulla pasta, li arrotolavo su se stessi e li sigillavo facendo un po’ di pressione ai lati, anzi per “fissarli”, ci ripassavo la rotella…).
Infornare a 150°C per una ventina di minuti o finchè non sono dorati.
Quando eravamo giù in vacanza, nonna li disponeva uno per uno su dei vassoi di carta e li copriva con un panno. Ricordo che i vassoi stavano su un piano di marmo rosa scuro, davanti alla statua di una tigre maestosa e aggressiva, che non mi era mai piaciuta. E che sembrava stesse lì a fare la guardia e a difenderli. Io e mia sorella osservavamo i vassoi con aria complice e aspettavamo il momento giusto in cui potevamo scoprire la magia di quei piccoli dolci ripieni. D’inverno, invece, nonna ci spediva spesso uno scatolone pieno zeppo di cose buone, soprattutto quelle che piacevano a papà e che dalle nostre parti non si trovavano o non erano abbastanza simili: orecchiette fatte in casa, melanzane sott’olio, salsicce sott’olio… Guardavo mamma scartare e mettere in ordine tutto quello che usciva da uno scatolone che sembrava sempre capace di contenere molte più cose di quante ragionevolmente potessimo immaginare. E aspettavo sempre, trepidante, che uscisse anche QUEL sacchetto. Il sacchetto trasparente pieno di calzoncelli. L’unica cosa che veramente speravo si trovasse nello scatolone magico. Ero una bambina golosa, certo. Non gelosa di quello che mangiavo, però (a casa nostra non si poteva esserlo). Ma quei calzoncelli avevano un potere strano, rispetto a tutti gli altri dolci. Avrei voluto nasconderli e tenerli solo per me, mangiandoli lentamente senza voracità, per farli durare il più possibile. Quando li mettevo in bocca, quel sapore misto di cioccolato e altro (allora non sapevo nè mi interessava conoscere quali fossero esattamente gli ingredienti del ripieno. Mi occupavo soltanto dell’effetto che producevano), mi deconcentrava e mi riempiva di piacere. Quando non ne restava più nessuno, la delusione era ogni volta simile a quella di quando scopri che babbo natale mica esiste veramente. Di solito puntavo i calzoncelli più panciuti e meno cotti. Capitava anche di trovarne due che si erano attaccati durante la cottura: e si faceva a gara, tra sorelle, a chi ne trovava prima. Chi vinceva se li mangiava ridendo, ovvio.
federica
evviva! evviva!
non vedevo l’ora che la mia guru personale in fatto di ricette si facesse avanti nel fantastico mondo dei blog..lo sai che con sfoglie e frolle non sono molto pratica e dunque ho un certo pudore a lanciarmi in siffatta specialità, ma non si sa mai..un abbraccio e tanti auguri per questa attesissima inaugurazione!
f.
vaniglia
@fede: grazie mia cara, non vedevo l’ora di dirtelo!!!!
evelyne
in bocca al lupo per il concorso (ho partecipato anche io) e in bocca al lupo per questo blog! molto carino, molto bella la presentazione della ricetta, una fra le migliori! (me le sto sbirciando un pochino alla volta…) ciao, evelyne
Anonimo
@evelyne: wow, ma allora il link lasciato sul cavoletto funziona, effettivamente non avevo provato a cliccarci, e da brava fifona avevo ficcato tutto in una mail e inviato un pdf a sigrid.
ora mi sono incuriosita (grazie, grazie di cuore per il complimento, fa sempre bene, e porta pure bene!!!!), ma non sono riuscita a “beccarti”, che numero di post sei?
r.
rossella
no, non sono anonimo, sono io, la padrona di casa! ma che schiappa ancora non ho capito come gestire ‘sta cosa! studiare-studiare-studiare!
Anonimo
cara Vaniglia, ma che sfiziosa questa tua ricetta! e le foto sono veramente belle. ma dove lo hai rimediato quel barattolo? ciao. Babette
Anonimo
sorellona, secondo me sei un po’ emozionata…hi hi…e sul blog scrivi veloce, tipo con lo stesso ritmo con cui parli, sai? in bocca al lupo Vaniglina (-ina perchè sei piccoletta, alla fine. anche se procedi sempre come un panzer) :-) anto
giovanna
stupendo non vedo l’ora di provarli…li sento già in bocca che si sciolgono… di fronte a certe specialità vale la pena essere golosi! ottima inaugurazione aspettiamo con ansia il seguito!
Anonimo
Complimenti scricciolo (uso uno pesudonimo per te, visto che nessuno ha voluto svelare il tuo nome negli altri post!)
Corro a cucinare…
Mattia
PS: forse dovrei usare uno pseudonimo anche per me visto che sono il primo maschietto… che ne dici di Dolores?
Laura
che bello!! Se non fosse per la mia incapacità in cucina proverei subito a farli; chissà magari la prossima ricetta…
Un bacione
L.
rossella
@dolores e laura: vi ho mandato il link del primo post! quindi non avete visto che di ricetta ce n’è un’altra!!!! E quindi Dolores può sentirsi in compagnia, dato che sul secondo post c’è il commento di un AMMIRATORE (u-o-m-o!)
ciao!
Anonimo
non ci credo, non ci credo… sei grande, un vulcano di emozioni… e poi il blog è strepitoso: strepitosa l’idea, strepitosa la grafica… tua in tutto, nei colori e nelle foto. sarà un successo, lo so. franceschina
Sabrina
resto basita…ma qui è bellissimo!
è da un po’ che giro per blog ma questo è caldo e accogliente, come essere a casa
brava!
se solo non fossi così imbranata enl cucinare…pazienza, vorrà dire che sognerò un po’ leggendoti
in bocca la lupo per il concorso!
Emily
mo io non me metto a legge tutte le ricette tue xche ci vuole pasienza e ora è tardi e c’ho sonno,mi sono soffermata più che altro sulle immagini e la grafica (ovviamente è la prima cosa che faccio in tutto)e mi piaciono!!mettono il buon umore e le foto delle cose che prepari mi fanno venire voglia di prendere a morsi lo schermo del computer…vabe dai l’hai capito chi sono.. baci
rossella
cara emily, certo che ho capito chi sei, dalle parole “xche”,
“pasiensa”, “piaciono”!!!!!
aspetta aspetta, che presto su questo blog ci sarà pure la tua firmetta!!!!!!hihi
Anonimo
Noi (non sono lontano da Melfi…) li facciamo con i ceci ed il cioccolato. E la forma è a mezzaluna.
Ciaoooooooo
Brum.
rossella
@brum, ma fritti? e i ceci come? farina? cotti? attenzione a dirmi le cose che mi incuriosiscono, me parte la petulanza…..
alessandra
brava rò!!!! ^___^ blog carinissimo e foto da professionista!
ha ragione sabri: è come essere a casa!
sento tanti buoni odori e sapori!mmmmmm…………. :P
rossella
@alessandra: grazie ale, come sono contenta dei tuoi commenti sulle foto, mia croce e delizia personale!!!!
le pupille gustative
Ciao Vaniglia, che leggerezza e delicatezza il tuo blog! Verrò a trovarti spesso! Un bacione grande
Anonimo
guarda….io ti amo!!!!!
Domani li provo immediatamente!!!
Mia nonna ha avuto l’alzehimer…e la ricetta se l’è portata con se…ci abbiamo provato in tutti i modi ma non escono uguali.
Se con sta ricetta mi escono…sei un mito
Anonimo
ciao…
è un piacere trovare un’affezzionata estimatrice dei calzoncelli di Melfi.
IO LI ADOROOOOOOOO
Anche a me ricordano l’infanzia. Mio padre è di Melfi , ma io e mio fratello siamo nati a Brescia.
Tutte le estati ci riunivamo con i parenti e mia zia ci portava tonnellate di “cauciuncid” e roccocò.
Ma i calzoncelli era davvero uno spettacolo mangiarli.
Io , mio fratello e i cugini eravamo così golosi che Zia doveva nasconderli!
non ti dico le caccie al tesoro per scovarli.
Che bei tempi…..e che buoni ;-)
saluti Chiara
rossella
chiara, che emozione sentirti dire questo, anche mio padre è di melfi ma io e le mie sorelle siamo nate nelle marche…. che bello, sono così contenta di averti ricordato un po’ l’infanzia. Spero che tu ti cimenti a farli (nonna si è raccomandata della macchinetta per fare la pasta sottile, anche se come hai potuto notare neanche io la avevo, ma voglio rifarli presto!)
ciao
Michelangelo
e se il buongiorno si vede dal mattino…complimenti! ci voleva proprio un blog così!
Michelangelo
niko sinisgalli chef
ideali per il tè, per colazione o puro come dessert; chi non ama il ciocolato fondente, provate la natutella!!!
Donato D'Errico
Ora mi commuovo…
I calzoncelli, quelli veri!!! non quelle cose fritte con le castagne che tanti spacciano per calzoncelli…
Fatti ieri sera, appena letta la ricetta mi sono fiondato a comprare gli ingredienti, e stamattina mi sono fatto una fantastica colazione!!!
Però i calzoncelli si fanno solo per Natale!!! Quindi finiti questi, rispetterò la tradizione e fino a Natale non si fanno.
Grazie mille
rossella
*Donato: uhh, scusa, vedo solo ora il commento, quasi per caso!!!
E' la mia ricetta dell'infanzia, quella che strappa una piccola lacrima al mio cuore! ;)
Prima di consultarmi con nonna ho provato a guardare un po' in giro online. Hai ragione. Cose fritte e con ripieno di castagne, momenti mi prende un colpo!
Ora cmq siam quasi a Natale, mi auguro dunque che tu possa "ridedicarti"…
XD
Anonimo
a Lacedonia (AV) che e' il mio paese si fanno allo stesso modo!