Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiudenovella,
su la favola bella
che ieri
t’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione.Gabriele D’Annunzio
Ho scattato queste foto un anno fa.
Il giorno del terremoto. Il 30 ottobre 2016.
Era domenica ed io e mia sorella ci eravamo svegliate di buon ora per andare a camminare (e fotografare) nel bosco di Canfaito.
Io mi stavo preparando un caffè in cucina. Saranno state le 7,30 o poco più. Ero completamente addormentata e la caffettiere era sul fuoco. C’era luce.
La scossa è arrivata secca, nitida, lunghissima e crescente.
Era così forte che per me era impossibile mantenermi in piedi. Mi sono messa in ginocchio e a quel punto anche spostata sotto al tavolo della cucina.
Siccome tremava tanto, ancora, e aumentava sempre di più, da sotto il tavolo ho guardato la fiammella del gas, e realizzato che non poteva restare acceso, che forse era meglio spegnere. mentre continuava a tremare mi sono mossa, a quattro zampe, ho spento, sono tornata sotto al tavolo, sempre carponi.
Eravamo tutti in silenzio, la casa si muoveva forte, ma soprattutto, faceva rumore. Il terremoto azzittisce anche col suo rumore, e quello che mi lascia sempre un po’ di timore, in questi casi, è la scatola che in genere ci protegge, quando inizia a scricchiolarti addosso.
Ma la “scatola” ha retto, sicuramente più dei nostri animi feriti e scombussolati da quel movimento che suona come qualcosa di ineludibile e primordiale, e ti fa sentire infinitamente piccolo.
Mamma e papà intanto non vedevano di buon occhio che noi due ce ne andassimo in giro per le Marche dissestate, a un’ora da una delle scosse più potenti degli ultimi tempi, in zona San Severino, con le strade in chissà quali condizioni e con quali chissà altre scosse in arrivo.
Per me e Irene invece non c’era posto più sicuro, più solido e più curativo, per il nostro cuore, di un bosco, quindi, un po’ stralunate e invece a nostra volta preoccupate di lasciare i nostri genitori “al coperto”, ce ne siamo andate nel bosco.
Il bosco…, sole o pioggia, nebbia o neve, è sempre così meravigliosamente accogliente (anche per soggetti tipo la sottoscritta che tendono a perdersi, ma vabè), e la faggeta è il MIO bosco. Diciamo che la faggeta è per me quello che la pineta è per D’Annunzio (che non ho mai amato troppo, ma ‘sti giorni si vede che il mood è un po’ sul decadente e leggerlo, in questi primi freddi, e prime piogge, e primi di novembre, mi piace tanto ;))
Di boschi belli nelle Marche devo dire ce ne sono (cerrete, castagneti, la macchia mediterranea sul promontorio del Conero!), e l’antica faggeta del Monte Canfaito è uno di questi.
Si trova nella Riserva Naturale del Monte San Vicino ed è imponente e rassicurante al tempo stesso, e nel nostro caso, allora, attutì i rumori e qualsiasi tipo di scombussolamento, fuori o dentro…
Un bosco e una vellutata calda sono in effetti un’adeguata cura per molte cose… Un anno fa, la “botta” era ancora troppo fresca, o forse io troppo “scossa”, per godermi un post rassicurante e riflessivo come questo. E poi non so, non mi andava di parlarne subito, di (non so come dire) fare proseliti sul terremoto a caldo. Per rispetto, per pudore, o chissà cosa altro mi dicesse la mia testolina.
E invece oggi ecco, finalmente riesco a liberare le parole e le immagini di quel giorno.
Ogni scatto che vedete qui è stato per me una medicina.
Auguro una cura del genera a tutti.
Si completa tornando a casa affamati e infreddoliti e mettendo sul fuoco questa vellutata.
La ricetta è della mia amica Livia Sala, io me ne sono innamorata al primo istante (della vellutata, ma anche di Livia! <3 ), e la trovate su Sale&Pepe di Settembre 2016.
L’avrei riconosciuta tra mille, la sua firma: essenziale, frugale ed elegante al tempo stesso. E anche facilissima da fare, in 30-40 minuti ve la siete cavata e avete per le mani una roba buonissima e confortevole…
Mi fa pensare a Livia non solo dal punto di vista della ricetta in sé, ma anche per via del bosco, delle foglie, delle creature fatate che lo popolano e alle quali sono da sempre convinta lei appartenga… ;-P
Mentre la cucino chiudo gli occhi e immagino di essere appena rientrata da una lunga passeggiata tra le foglie, di togliermi gli stivali infangati e di camminare sulle assi di legno. Mi piace l’idea che questa zuppa e queste foto possano trasportarmi (o trasportarci) in una cabane in mezzo ai boschi, fra i rami secchi e alle foglie i cui colori prendono fuoco, in questi giorni di foliage, proprio come il mio cuore…
VELLUTATA AL PARMIGIANO CON FOGLIE CROCCANTI DI VERDURE di Livia Sala
da Sale&Pepe di Settembre 2016
ingredienti per 4 persone
60 g di farina
60 g di burro
5 dl di latte
5 dl di brodo (di pollo o di verdure)
120 g di parmigiano reggiano 40 mesi grattugiato
200 g di foglie verdi (verza, cavolo riccio, sedano, catalogna – io ho usato anche iceberg)
olio extravergine d’oliva
sale
pepe
Lavate e asciugate le foglie verdi; raccoglietele in una insalatiera (spezzettando quelle di verza e di catalogna) e conditele con poche gocce d’olio: mescolatele bene le mani, facendo in modo che risultino condite in modo uniformemente. Allargate le foglie sulla placca coperta con carta da forno, cospargetele con 20 g di parmigiano grattugiato, passatele nel forno a 180° per 4-5 minuti e toglietele delicatamente man mano iniziano a prendere colore, senza lasciare che scuriscano troppo.
Sciogliete il burro in una casseruola, poi tostatevi la farina per qualche secondo, mescolando con un cucchiaio di legno.
Unite il latte, poco alla volta, continuando a mescolare, fino a ottenere un composto molto liscio. Aggiungete il brodo e il parmigiano rimasto, regolate di sale, pepate e mescolate ancora sulla fiamma dolce in modo da ottenere una vellutata.
Distribuite la preparazione nei piatti fondi completate con le chips di foglie verdi e servite.
Oggi ho davvero esagerato con le foto, ma ne avevo proprio bisogno io… ;)
Per eventuali brodosette e calde, pregasi invece consultare qui… ;)
Rebecka
E devi conoscermi proprio bene dolce Ross, perché questo post, in tutta la sua interezza è stato balsamo per il mio cuore, per la mia anima.
Quei boschi, sarebbero belli anche dopo 100 terremoti, perché la Natura è questo: è bella anche nelle avversità e nelle catastrofi.
La Natura che ogni tanto ci ricorda che noi non comandiamo sulla Terra, che nulla siamo se non degli abitanti dispettosi, irriverenti e maleducati. Abitiamo uno dei luoghi più belli dell’universo, un luogo raro, fragile, terribilmente bello e prezioso. E non ce ne facciamo capaci, non lo comprendiamo che preservare questa bellezza è anche e soprattutto compito nostro.
Quel terremoto, così intenso e distruttivo, io non l’ho vissuto ne un anno fa che ero lontana, molto più a nord di quella parte di Appennino, ne in altre situazioni. Nel ’77, due anni prima che io nascessi, uno devastante distrusse la mia piccola e bellissima Petit Paris e anche Craiova, dove io sono nata e cresciuta. Palazzi di dieci piani sono sprofondati su loro stessi. Tra gli anni ’83 e ’86 le scosse si alternavano spesso, grandi e piccole e sì, ahimè la sensazione che la terra ti sta sfuggendo da sotto i piedi la conosco bene. Quel potere destabilizzante e destrutturante per anima, per corpo e case….è vivo, nascosto ma vivo, più vivo di un ricordo o di una sensazione. E’ qualcosa di indelebile.
Ma la bellezza di Madre Terra, che tu hai immortalato nella sua perfetta Perfezione, è davvero balsamo. Lenisce, cura, crea uno spazio confortevole e caldo, proprio come lo sono gli spazi nel tuo cuore, nella tua anima, nelle tue foto, nei tuoi piatti così semplici, evocativi, nutrienti. Adoro le zuppe, le vellutate, le creme, la qualunque cosa calda, bollente che rinfranca lo spirito, magari proprio dopo una camminata nel bosco.
Ti adoro dolce Ross, ti adoro sinceramente <3
Rossella
Rebecka,
Eccomi qui finalmente.
Di nuovo in treno mi fermo e finalmente posso scrivere (non ho acqua ma un litro di latte fresco intero e mi sono appena elegantemente attaccata alla bottiglia, e il viaggio è lungo e 5 secondi anti-bon ton non si vegano a nessuno ;)).
Sono tanto felice di quello che accade qui, tra queste pagine.
Dei commenti che ricevo che per me sono veri e propri regali.
Sai quando ho iniziato, ormai quasi dieci anni fa, eravamo tante ma non COSÌ TANTE ;).
E i social avevano meno spazio forse di adesso, “disperdevano meno” i commenti.. io ti confesso però che sono una romantica anche in questo, e i commenti che trovo qui, so che qui resteranno, e potrò rileggerli e anche capirli o gustarli meglio poi, mentre su Instagram o Facebook o altro hanno una natura più effimera, più “mordi e fuggi”.
Questa “dispersione ai quattro venti dei commenti” ha fatto sì però che alcuni di questi, più appassionati, più resistenti, a volte più pazienti, arrivassero qui in modo diverso, anche più solido, o anzi più intimo, sicuramente, in molti casi, più ricco.
Sono più ricchi anche quando dicono solo “bella questa la faccio”, perché per me aver superato il muro della “istantaneità” di fb fa loro acquisire un valore speciale, come di regalo a questo blog.
Quindi immagina che regali che sono, i tuoi, di commenti, e trovarti e ritrovarti, e insomma sapere che ci sei e avere tue notizie e sentire le tue storie e infine insomma siate in un certo senso a conoscerti…
Bello.
Bellissimo.
Grazie. (Per questo, quelli prima, e tutti quelli che ancora verranno…)
Rebecka
Avevo iniziato a scrivere il commento, poi mi sono resa conto che trattavasi di un altro papiro, che sembra proprio che Prolissa è il mio terzo nome! :D Allora sintetizzo così: condivido ogni parola e ti stringo forte! E il bon ton ogni tanto può andare a farsi friggere! ;)
Rossella
Ahahahhh,
Sì (e ovviamente anche qui come davte ieri sera ogni tanto scappa un cellular-refuso, ma vabe’, sono orme di istantaneità anche queste, dello “scrivere di getto”… ❤️).
Buonissimo venerdì e buon finesettimana:-*
Emanuela Lupi
taccio….faccio contento D’Annunzio e pure te…
sto zitta e ascolto..perché tu non (mi) scrivi, (mi) parli.. osservo, ricordo….piango…
come la natura può curare è una cosa strana, ma così vera… a me basta salire la strada dietro casa, tirare due respiri chiudendo gli occhi che già sto bene..
oggi mi serve questa coccola, per tanti motivi e tu….sorellina mia…sai sempre quando arrivare…
grazie…dalla gnoma Manù! ;)
ti abbraccio fortissimo…
Emanuela Lupi
.. ed ho un sacco bisogno dell’infinito …dell’ultima foto…cos’è quel cielo ..che nasconde quelle montagne.. e l’erba che si muove come ciuffi di capelli..mentre i rami degli alberi…mi sembra un quadro impressionista…
che caldo al cuore…
Rossella
Tesoro buongiorno,
Arrivo tardi ma arrivo!
Che sti giorni so’ sballottata qua e là e lo sai…
Io pure sapevo, sapevo che ti piaceva.. ma non tacere troppo che a me il tuo chiacchiericcio fa bene al cuore.. ;)
Isabella
ecco, leggo soltanto ora.
ci vuole tempo per certe parole, è vero, per mettere ordine in certi sentimenti.
anche per chi scrive, di solito, di getto. :)
Rossella
Isabella come hai ragione.
Un anno per digerire… E come al solito, affidarsi alle immagini che riescono comunque a serbare tutto… le foto sono per me come dei “segnalibri nella mia vita”: ci credi che ricordo per ciascuna (pianta foglia carne pasta pesce che siano) cosa pensavo e provavo nel momento in cui ho scattato???
Buona giornata… :-*
Gabila Gerardi
C’è tempo….così dice anche Fossati e proprio il tempo come la natura, ripara in un certo qual modo. Ti ho letta in silenzio mentre tutto scorre…sei stata una pausa necessaria <3
Rossella
Bella buongiorno (questi due ultimi commenti di donne forti e che stimo a dismisura oggi mi suggellano il post! ;)), sì, la natura ripara… in questi giorni il vento e il mare… tu lo sai..
Giulia
Me lo ricordo quel giorno, quanto ti pensavo… e oggi, a distanza di un anno, ammiro il modo franco, schietto, ma anche pieno d’affetto con cui ne parli. La luce di questo bosco è quella che hai dentro!
Rossella
Giulietta… anche io mi ricordo il tuo messaggio preoccupato e premuroso, arrivato subito..
Ho avuto tanti dubbi dopo aver postato sai… mi pareva di essere stata in qualche modo fredda, almeno rispetto al mio solito.. ma non so, resta un po’ di riserbo sull’argomento, o rispetto per tutte le persone coinvolte… e insomma ecco questo è stato il mio modo un po’ ritroso (stano ma vero! )), stavolta, di raccontare…
Quindi non sai per me che valore questo tuo commento!
Grazie, per tutto <3